Palermo ricorda oggi tre vittime della mafia. Questa mattina, in occasione del 37° Anniversario dell’uccisione del Vice Questore della Polizia di Stato Antonino Cassarà e dell’Agente Roberto Antiochia, barbaramente assassinati per mano mafiosa, si è svolta una cerimonia commemorativa.
Una corona d’alloro in piazza Giovanni Paolo II
Alle ore 9.00, il Questore di Palermo, alla presenza dei familiari e delle autorità Civili e Militari, ha reso omaggio alla loro memoria, deponendo una corona di alloro, a nome del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Lamberto Giannini, presso la stele marmorea sita in piazza Giovanni Paolo II, a poca distanza da viale Croce Rossa, luogo dell’attentato.
La messa a San Giuseppe Cafasso
Al termine della cerimonia Padre Massimiliano Purpura, cappellano della Polizia di stato, ha celebrato una Messa in suffraggio delle vittime, presso la chiesa San Giuseppe Cafasso.
Il percorso della memoria ai caduti
A seguire si è svolta una visita guidata presso il percorso della memoria ai caduti della Squadra Mobile della Questura di Palermo, sito nel complesso di “S. Elisabetta”, alla presenza della famiglia Cassarà e delle autorità Civili e Militari.
Per il loro estremo sacrificio, Cassarà e Antiochia, il 26 settembre 1986 sono stati insigniti della “medaglia d’oro al valor civile alla memoria”.
Cassarà riferimento per il pool di magistrati antimafia
Presente alla cerimonia anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “Oggi ricordiamo il sacrificio del vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente della Polizia di Stato Roberto Antiochia. Il fiuto investigativo di Cassarà è stato un punto di riferimento per il pool di magistrati antimafia e le sue indagini hanno avuto un ruolo di primo piano nell’istruzione del Maxiprocesso. Nel barbaro agguato di stampo mafioso di 37 anni fa perse la vita anche Antiochia, giovane agente del quale si ricorda il coraggio e lo spirito di abnegazione nel condurre indagini al fianco del commissario di polizia Beppe Montana prima e proprio di Cassarà in seguito”.
Costa intuì i rapporti tra Cosa nostra e le istituzioni
Ma oggi si è tenuta a Palermo, come detto, un’altra commemorazione e precisamente in via Cavour, dove il 6 agosto del 1980 la mafia uccideva il giudice Gaetano Costa.
“Gaetano Costa – ha detto il sindaco Roberto Lagalla – fu uno dei primi magistrati a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e, in particolare, il suo ruolo sempre più invasivo all’interno delle istituzioni. Mentre in quegli anni c’era chi, all’interno dello Stato, non ha voluto credere a quelle intuizioni o, peggio ancora, era colluso con la mafia. Oggi, a 42 anni dall’uccisione, quello del giudice Costa resta un esempio per coloro che dentro la pubblica amministrazione non vogliono voltare lo sguardo davanti ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata”.
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