Stop alla sospensione del giudizio di parifica sui conti della Regione per il 2021. Quella delibera fortemente contestata dal governatore Renato Schifani è stata annullata e il confronto fra giudici contabili e Regione siciliana dovrà essere rifatto. La Corte dei conti a Sezioni riunite in sede giurisdizionale in speciale composizione ha, infatti,  accolto il ricorso della Regione Siciliana contro il Giudizio di parifica sul Rendiconto 2021 pronunciato, lo scorso 25 novembre, dalle Sezioni Riunite in sede di controllo per la Regione Siciliana. Per effetto della decisione, la deliberazione è stata annullata per violazione del contraddittorio processuale. Le Sezioni Riunite siciliane dovranno pronunciarsi nuovamente con un nuovo Giudizio di parifica.

La decisione è stata assunta oggi dalla Sezione centrale della Corte dei conti che ha deciso il ricorso proposto dalla Regione Siciliana difesa dall’avvocato Alessandro Dagnino.

Che cosa è il giudizio di parifica

Il giudizio di parifica è un passaggio fondamentale nella contabilità pubblica. Ogni anno, dopo la conclusione dell’anno fiscale la Regione tira le somme di entrate ed uscite ed predispone il “rendiconto generale” che invia alla Corte dei Conti. I giudici devono verificare il rispetto di tutte le norme di contabilità pubblica e, solitamente entro giugno, emettere un giudizio che convalida il tutto. Si chiama giudizio di parifica perché vengono parificati tutti i conti allineando quanto realmente incassato e quanto realmente speso alla previsioni che erano state fatte a inizio anno e, se ci sono residui, si spostano al bilancio successivo.

La parifica nasce da un confronto fra Regione e giudici contabili durante il quale vengono spiegate e scelte operate ma da qualche anno, orami più di una decina, il tono del confronto è sempre cresciuto e le pronunce “contestate” sono sempre di più. Insomma la parifica, un tempo passaggio quasi formale, è diventata non più così certa tanto che nel 2020 è stato pronunciato un giudizio di “non” parifica e nel 2021 di “sospensione” della parifica.

La contestata annosa vicenda

In particolare si tratta di uno dei capitoli della contestata e annosa vicenda dei bilanci della Regione. Tutto prende origine da un ricorso in Corte Costituzionale della Corte dei Conti sulla norma nazionale che permise alla Sicilia di spalmare in dieci anni un disavanzo miliardario, cosa che avvenne nel bilancio 2020.

Quella norma è stata, poi, effettivamente considerata incostituzionale ma nel frattempo Schifani aveva concordato a Roma l’abrogazione di quella legge e la sostituzione con un’altra norma, approvata dai due rami del Parlamento, che permette la rateizzazione in otto anni.

Per la Corte dei Conti, però, il vizio originale del bilancio 202o ricade anche sul bilancio 2021 e per questo ne ha sospeso la parifica dopo ben un anno e mezzo di verifiche.

La decisione di novembre scorso

Così lo scorso 25 novembre la Corte dei Conti si pronunciava, con quasi un anno e mezzo di ritardo, su un bilancio, quello del 2021 che sarebbe dovuto essere parificato a giugno 2022 ed era scivolato fino alla fine del 2023 per effetto delle ricadute del contenzioso sul precedente bilancio, quello del 2020, che avevano portato ad una predisposizione del documento successivo su basi considerate errate dalla Corte.

I giudici della sezione di controllo della Corte dei Conti avevano, quindi, deciso di sospendere il giudizio di parifica del rendiconto della Regione Siciliana per il 2021. No alla parifica dello stato patrimoniale e del conto economico, ma soprattutto la richiesta di sollevare la questione di illegittimità costituzionale con riguardo al ripiano del disavanzo e, di conseguenza, sospendere il giudizio o in subordine sospendere il giudizio in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sulla questione di legittimità costituzionale sollevata nel decorso giudizio di parificazione per l’esercizio 2020. Una vicenda che nel frattempo si è chiusa, nel febbraio di quest’anno, relativamente al 2020.

Le parole di allora di Schifani

Nette le parole del governatore Renato Schifani secondo il quale, già a caldo, “la richiesta del procuratore generale appare del tutto infondata e incoerente con il quadro normativo”.

La norma contestata riguardante il 2020 con ricadute sugli anni seguenti era in fase di abrogazione (poi avvenuta) e sostituzione con nuova disposizione. “L’Ufficio Legislativo Finanze e l’Ufficio Legislativo Economia del Ministero dell’Economia e delle Finanze – in formava Schifani in quella occasione – hanno già reso i rispettivi favorevoli pareri sul disegno di legge di abrogazione proposto dalla commissione paritetica, già inviati a codesta Corte dei Conti, e pertanto questo sarà a breve oggetto di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri”.

La Regione invitata ad  accantonare quasi un miliardo

In particolare, per l’esercizio 2020, avevano scritto i magistrati “si è verificato un sottodimensionamento del valore complessivo degli stanziamenti a titolo di spesa per il disavanzo di amministrazione complessivamente pari a euro 461 milioni e 889 mila euro assegnati all’interno di alcuni capitoli del Conto del bilancio, rispetto a quelli effettivamente da iscrivere, con una differenza negativa di 866 milioni e 903 mila euro. Per la Conte dei conti, quindi, si ritiene che le argomentazioni adottate dalla Regione “non siano sufficienti a superare il problema dell’efficacia non retroattiva della legge”. La Regione, dunque, deve accantonare nella prossima manovra.

Il pronunciamento dei giudici era stato addirittura più pesante rispetto alla richiesta che aveva fatto la Procura della Corte dei conti, che aveva proposto il via libera al bilancio consolidato 2020 senza le parti che riguardavano il ripianamento del disavanzo, il conto economico e quello patrimoniale oltre a una trentina di partite contabili contestate nei capitoli di entrata, di spesa e dei residui attivi e passivi.

La partita più consistente riguarda il deficit. Per i giudici la Regione doveva spalmare il disavanzo in tre anni e non in dieci, come ha fatto, per due motivi: non si poteva fare con un decreto legislativo ma serviva una legge e comunque il provvedimento è stato fatto prima che fosse approvato lo stesso decreto legislativo. Sulla questione la palla passa alla Corte Costituzionale.

Accolto il ricorso

Adesso le Sezioni riunite in sede giurisdizionale in speciale composizione hanno accolto, in particolare, il primo motivo del ricorso con cui la difesa della Regione ha sostenuto la violazione del diritto al contraddittorio. La decisione sul giudizio di parificazione viene pronunciata, infatti, in occasione di un’udienza che viene celebrata a seguito dell’istruttoria svolta dai magistrati contabili, e in quella stessa udienza la Corte distribuisce una mera sintesi della relazione allegata alla decisione. Secondo quanto rilevato dalla difesa regionale e condiviso dalle Sezioni riunite in speciale composizione, invece, la Regione ha diritto di conoscere la relazione finale in versione integrale e contraddire su di essa prima della celebrazione dell’udienza e, quindi, con anticipo rispetto alla decisione della Corte dei conti territoriale.

Schifani soddisfatto di aver fatto valere le proprie Ragioni

“Le Sezioni riunite in sede giurisdizionale in speciale composizione con la decisione di oggi – afferma il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – riconoscono finalmente un più ampio diritto di difesa della Regione nel procedimento del giudizio di parificazione. Ringrazio vivamente il professore Dagnino per l’ottimo lavoro svolto”.

“La decisione ha portata storica perché riscrive, con effetto esteso all’intero territorio nazionale, il procedimento in base al quale devono svolgersi i giudizi di parificazione, riconoscendo maggiori garanzie alle Regioni – spiega l’avvocato Alessandro Dagnino – Adesso il giudizio dovrà tornare alle Sezioni riunite della Corte dei conti siciliana e innanzi ad esse, nel pieno svolgimento del contraddittorio, potremo far valere le ragioni sostanziali a sostegno della correttezza del Rendiconto 2021 approvato dalla giunta regionale”.

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