Tutti insieme, tra chi c’era e gli studenti che non erano ancora nati, per ricordare il terribile 23 maggio del 1992, giorno della Strage di Capaci.
Come ogni anno, l’appuntamento mattutino è all’aula bunker di Palermo per dare il via ufficiale alle commemorazioni.
“La certezza è che fino ad oggi, anche nelle campagne elettorali, non si è tenuto in alcun conto della priorità della mafia. E’ un tema che non deve essere richiamato solo quando c’è una commemorazione come questa”. Così il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho al suo arrivo all’aula bunker di Palermo. “E’ un tema su cui occorre la massima sensibilità da parte di tutti, innanzitutto della politica, che possa stare al fianco di tutti coloro che svolgono una attività diretta di contrasto”.
“La mafia verrà sconfitta”. E’ la convinzione che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella esprime nel giorno del 26/o anniversario della strage mafiosa di Capaci, in cui furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e tre uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Un’occasione anche per esprimere vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e “a tutti i cittadini che oggi si riuniranno per consolidare, nel ricordo, il proprio impegno civile”.
“La memoria del loro impegno e il loro sacrificio sono divenuti parte della coscienza civile e democratica del Paese, e
costituiscono un riferimento prezioso per la comunità nazionale – scrive il capo dello Stato in un messaggio – Con mezzi
disumani la mafia ha perseguito, e ancora persegue, finalità eversive. Falcone ci ha dimostrato che la civiltà, la legalità, la Costituzione, possono prevalere su chi le minaccia e vuole destabilizzarle”. Citando anche l’esempio del collega e amico di Falcone, Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia due mesi dopo, Mattarella continua: “Falcone e Borsellino ebbero l’intelligenza e il coraggio di colpire l’organizzazione mafiosa come prima non si era fatto. Il maxi processo, da loro istruito, mostrò la mafia come fenomeno unitario, dotato di gerarchia interna, di tentacoli, complicità e collusioni, e consentì in tribunale condanne importanti. Dal lavoro di Falcone e Borsellino scaturirono anche metodi di indagine più moderni, oltre che proposte organizzative e legislative che hanno consentito azioni di contrasto più efficaci”. Da qui la conclusione: “La forza della legalità non si fermerà davanti alle nuove strategie mafiose. La mafia verrà sconfitta. Il testimone che i due magistrati ci hanno consegnato camminerà ‘sulle gambe di altri uomini’, come ebbe a dire lo stesso Giovanni Falcone”.
Presente all’aula bunker anche il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. “Fare questo viaggio con la Nave della Legalità è anche motivo di confronto per gli studenti con dei testimoni dell’epoca, con chi ha vissuto quella fase, a partire dai familiari e dai magistrati. Memoria attiva significa costruire tutti gli anticorpi che poi rimangono nella vita di tutti i giorni. Educare al rispetto della legalità, questo è il concetto: la mafia infatti distrugge la vita e la dignità. Stiamo facendo un lavoro importante”.
“Molte vicende attuali, recenti necessitano di una risposta. Bisogna saperle leggere e bisogna, con coraggio, dire quali sono le complicità. Forse noi siamo troppo con la testa girata al passato e non sappiamo leggere presente”. Lo ha detto il capo del Dap, Santi Consolo, all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per la commemorazione di Giovanni Falcone e della scorta. “Non so se manca il coraggio – ha proseguito – ma chiarezza ne vedo poca”.
“Volevo combattere questo fenomeno violento che avevo conosciuto fin da ragazzo. Per me essere al maxi processo era il compimento di un percorso. Volevo esserci. Tantissimi i capi di imputazione. Questo era lo scopo del pool: fare vedere il fenomeno complessivo della mafia”. Lo ha detto l’ex magistrato ed ex presidente del Senato Piero Grasso, all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo.
“Michele Greco ci augurò la pace prima che entrassimo in camera di consiglio – ha spiegato – Io l’ho interpretata come
pace nelle nostre coscienze. Così è stato”. Grasso ha poi ricordato le scorte. “Ci sono dei rapporti di familiarità con le
scorte – ha spiegato – il rapporto tra magistrati e scorte è qualcosa di eccezionale. Un ragazzo che era nella scorta di
Borsellino ha voluto poi essere con me, nonostante il pericolo scampato. Questo fa capire quanto tengano al loro lavoro e allo Stato”.
“Prenderemo Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto Franco Gabrielli, capo della Polizia di Stato, all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. “Questi criminali non hanno deliberatamente deciso di insabbiarsi – ha spiegato – Lo Stato è riuscito a fargli cambiare strategia”.
Il figlio di Vito Schifani, Antonio Emanuele, oggi tenente della Finanza, è stato chiamato sul palco nel corso della manifestazione all’Aula Bunker di Palermo. “Onore al papà che gli ha dato tanti bei valori”, è stato detto.
Vito Schifani, morto nella strage di Capaci a 27 anni, lasciò la moglie di 22 anni e il figlio di appena 4 mesi.
Commemorazione anche al Giardino della Memoria “Quarto Savona Quindici” che si trova sull’autostrada A29 dove vennero fatti esplodere i 500 chili di tritolo che uccisero Falcone, la moglie e i tre agenti di scorta.
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