“Quali rappresentanti dello Stato ci sentiamo in dovere di chiedere scusa, nonostante non siano nostre le responsabilità, per le condanne ingiuste inflitte nell’ambito del processo per la strage di Via D’Amelio”. Lo hanno detto le due procuratrici generali di Catania che oggi hanno chiesto la revisione delle condanne – alcune delle quali all’ergastolo – emesse a Caltanissetta a carico di 9 persone coinvolte ingiustamente nell’attentato al giudice Borsellino.

Il processo di revisione è stato chiesto, inizialmente, dalla procura generale di Caltanissetta e si celebra davanti alla corte d’appello di Catania, come prevede la legge.
Dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che ha riscritto la storia della fase esecutiva della strage smentendo le menzogne raccontate da pentiti come Vincenzo Scarantino, per nove persone, ingiustamente condannate per l’eccidio, tra cui lo
stesso Scarantino, è stata chiesta la revisione del processo. Per quelle che erano detenute è stata anche sospesa l’esecuzione
della pena che era ormai definitiva.

Il giudizio di revisione riguarda Gaetano Murana, difeso dall’avvocato Rosalba Di Gregorio, Giuseppe Orofino, Cosimo
Vernengo, Natale Gambino, Salvatore Profeta, Giuseppe La Mattina, Gaetano Scotto, assistito da Giuseppe Scozzola,
Vincenzo Scarantino e Salvatore Candura. Quest’ultimo era stato condannato solo per il furto della macchina che venne imbottita di tritolo e non per il reato di strage.
Le pg di Catania, finora uniche rappresentanti delle istituzioni ad ammettere il clamoroso errore, frutto di un depistaggio, che ha portato a condanne di innocenti, hanno chiesto per tutti la revisione tranne che per Tomasello, per cui non ci sarebbero elementi per una valutazione nuova.
La sentenza della corte d’appello di Catania è prevista per il 13 luglio. Se i giudici accoglieranno l’istanza di revisione,
il magistrato dell’esecuzione dovrà rideterminare le pene per gli imputati che hanno condanne ulteriori rispetto al reato di
strage. Molti, infatti, devono comunque scontare la pena per l’associazione mafiosa che non è oggetto di nuova valutazione.