“Se a livello nazionale sembra che tutte le forze politiche stiano finalmente comprendendo che solo gli investimenti in edilizia possono salvare il Paese dal tracollo economico e sociale – tant’è che dovrebbe arrivare un decreto che sbloccherà tutte le risorse disponibili per trasformarle subito in cantieri – , le forze politiche regionali fanno peggio, così come purtroppo accade ininterrottamente da più di vent’anni: continuano a danneggiare le imprese e i lavoratori edili con tagli di risorse e con norme che colpiscono il comparto delle costruzioni ormai stremato da disoccupazione e mancanza di commesse, e ciò per favorire ancora residue sacche di clientela e di consenso elettorale”.
Lo denuncia l’Ance Sicilia, che spiega: “Infatti, mettendo a segno addirittura una ‘doppietta’ nel contesto di un inconfessabile ‘compromesso d’Aula’, durante l’esame della Finanziaria in Commissione all’Ars, nonostante la norma non comporti alcuna spesa, la modifica dei criteri di aggiudicazione delle gare che avrebbe finalmente bloccato i ribassi eccessivi, oggi arrivati a superare il 50%, è stata inspiegabilmente stralciata ed è stata rimandata ad un disegno di legge che difficilmente vedrà la luce dati i prossimi impegni elettorali; ed è stato anche introdotto il divieto di rilascio di autorizzazioni edilizie senza previo saldo delle fatture ai professionisti”.
Secondo Ance Sicilia, “nel primo caso, anche senza volerlo, si consolida – in campagna elettorale – un metodo che premia le forme di impresa illegali che violano la sana concorrenza a scapito delle imprese corrette, della regolarità e sicurezza del lavoro dipendente e della qualità delle opere. Nel secondo caso – ispirato certamente da una causa condivisibile, cioè contrastare gli inadempimenti finanziari dei committenti, problema che però riguarda non solo i professionisti ma anche tutti gli altri operatori del settore costruzioni che in questo modo vengono ignorati dal legislatore – si finirà per bloccare definitivamente anche l’edilizia privata, così come avevamo segnalato in tempi non sospetti a luglio di due anni fa. E’ infatti evidente a chiunque che l’obbligo di saldare in ogni caso prima di sapere se si potrà o meno ottenere l’autorizzazione a realizzare l’intervento sicuramente farà da deterrente ai nuovi investimenti e in ogni caso sarà fonte di contenziosi”.
L’associazione dei costruttori edili stigmatizza: “Le forze politiche regionali, è evidente, hanno fatto una scelta di campo: abbandonare le imprese oneste e i lavoratori veri al loro destino, nonostante siano anche loro cittadini italiani, uguali agli altri e con pari diritti tutelati dalla Costituzione”.
“Di fronte a questa pericolosa strategia – conclude – , che si aggiunge alla gravissima crisi del comparto che vede ovunque cantieri fermi e infrastrutture danneggiate nonostante l’abbondanza di risorse disponibili, l’Ance Sicilia non solo aderisce allo stato di mobilitazione permanente dichiarato dall’Ance nazionale, ma fa anche appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché intervenga energicamente richiamando al buon senso un sistema politico-istituzionale che in Sicilia sembra avere perso il lume della ragione e l’obiettivo del bene comune”.
Si dicono pronti alla mobilitazione anche gli artigiani e piccole imprese Cna “Ancora una volta la politica regionale dimostra scarsa attenzione verso il mondo che lavora e produce. Siamo stanchi, delusi e arrabbiati”. La commissione Ambiente dell’Ars ha eliminato l’articolo che era stato predisposto dall’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, per recepire le istanze provenienti dalle Associazioni di categoria che contestano i ribassi eccessivi nelle gare. Il settore edile, già provato dalla crisi, è messo a dura prova anche dalla mancanza di bandi, ridotti all’osso, nonostante la disponibilità delle risorse, sia comunitarie che nazionali(patto per il sud) – denuncia il presidente Luca Calabrese – con il risultato che rischia il collasso, aggravato dall’assenza di interventi normativi correttivi da parte delle Istituzioni competenti. Il lavoro e l’impegno dell’assessore, certamente apprezzabili, non trovano opportuno riscontro in Aula – evidenzia ancora Calabrese – e questo ci dispiace e non fa altro che alimentare disagio e malessere tra gli imprenditori, pronti a manifestare il forte disappunto. La Cna non starà con le mani in mano – conclude Calabrese – siamo pronti alla mobilitazione se non arriveranno risposte positive ed immediate. Chi governa il territorio non può assecondare dinamiche politiche a scapito di chi ogni giorno, con grande sacrifico, mette a rischio la propria attività. La riforma degli appalti è prioritaria e non può diventare terreno di scontro fra le forze politiche. Le imprese sane e legali vanno sostenute ed incoraggiate anche per contrastare chi agisce in modo sleale, non garantendo il livello qualitativo delle opere pubbliche, la sicurezza nei cantieri e i diritti dei lavoratori”. Per CNA Costruzioni risulta incomprensibile quanto accaduto. “E’ inspiegabile – denuncia Calabrese – che una norma, a costo zero, venga messa da parte e rinviata. Per il nostro settore rappresenterebbe uno strumento utile, andando a modificare i contestati criteri di aggiudicazione delle gare. Avrebbe finalmente bloccato i ribassi eccessivi, oggi arrivati oltre la soglia del 50%, i cui effetti sono devastanti con danni irreparabili per l’intero territorio siciliano”.
Sull’argomento arriva la replica dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone: “La riforma della normativa regionale sugli appalti resta incardinata all’interno del Collegato e verrà discussa dall’Ars non appena sarà varata la Finanziaria”. “Il Governo Musumeci – aggiunge Falcone – crede fortemente nell’opportunità di dare respiro al comparto delle opere pubbliche attraverso tali modifiche normative, elaborate prestando ascolto alle richieste di imprese e associazioni”.
L’assessore Falcone si era fatto promotore dell’iniziativa legislativa, sposata da associazioni datoriali e rappresentanti del settore delle costruzioni, che intende, fra le altre cose, eliminare i ribassi anomali nelle gare allineando la soglia per gli appalti con il criterio dell’offerta più vantaggiosa alla soglia comunitaria. La riforma era stata varata dal Governo Musumeci lo scorso ottobre.
Intanto l’Ars ha incardinato la Finanziaria regionale dando il via ai lavori con l’approvazione del bilancio interno prima di entrare nel vivo del dibattito.
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