Sale a 60 il numero di suicidi nelle carceri italiane in questo 2022, l’ultimo dei quali è accaduto proprio nei giorni scorsi a Palermo dove a perdere la vita è stato un giovane. Un numero che viene considerato allarmante dall’Spp, il sindacato di polizia penitenziaria, che ha deciso proprio per questo di iniziare un tour tra le carceri in Sicilia a completamento delle visite e degli incontri già svolti in una sessantina di penitenziari del Paese. “E’ questa l’estate più drammatica della storia delle carceri italiane” ha detto il segretario generale dell’Spp Aldo Di Giacomo.

Le tappe siciliane

Oggi le prime tappe a Barcellona Pozzo di Gozzo, nel Messinese, alle ore 14, e a Palermo alle ore 17. Visite che proseguiranno prossimamente in altri penitenziari siciliani. “Il bilancio dell’estate che sta per finire è tragico – afferma Di Giacomo -. È sufficiente sottolineare che solo per l’intervento, l’impegno, la professionalità degli agenti in occasione delle numerose rivolte non abbiamo ripetuto le tragedie delle carceri sudamericane con centinaia di morti per incendi e risse. Noi abbiamo tentato un primo bilancio di questi ultimi mesi: 16 suicidi oltre a quello di un nostro collega e nove tentativi di suicidio, 18 casi di celle incendiate, almeno cinque episodi di aggressione a personale penitenziario la settimana, 12 risse tra detenuti di clan rivali o tra detenuti italiani ed extracomunitari”.

La mobilitazione

“Per tutto questo – aggiunge il numero uno dell’Spp – abbiamo deciso azioni di mobilitazione per smuovere il ‘torpore’ mentre di fronte all’emergenza esplosa con le cosiddette mini rivolte diffuse in numerosi istituti e le quotidiane aggressioni al personale penitenziario, la politica ha deciso di rinviare tutto al nuovo governo e al nuovo Parlamento. Ma l’emergenza carcere non può aspettare il voto del 25 settembre e altri mesi per l’insediamento del Parlamento e del governo: noi non siamo più disponibili a tollerare il lassismo e raccogliendo le continue proteste dei colleghi che non ce la fanno più a fare da ‘bersagli’ su cui detenuti violenti possono scatenare la propria rabbia abbiamo deciso di passare alla mobilitazione. Continuiamo a mettere in guardia: è ora non domani il momento di agire”.

Dito puntato sullo Stato

Il sindaco di polizia penitenziaria per questo stato di cose punta dritto il dito sullo Stato: “Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti, quindi il personale penitenziario, testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la ‘strage’ di questa estate con detenuti di età sempre più giovane. Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. Ma in queste condizioni non siamo in grado di poterlo fare. Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, prima dell’elezione del nuovo Parlamento e la nomina del nuovo Governo, perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020”.

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