• Il Pd attacca il governo Musumeci su quella che viene definita una “manovra” per “mettere una pezza ai buchi del bilancio”
  • Giuseppe Lupo, capogruppo all’Ars del Partito Democratico “Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio”
  • Pezza “grande” che prevede riduzioni di spesa pari a “65 milioni per il 201, 923 per il 2022 e 545 per il 2023”

Per il Partito Democratico è un nuovo “pasticcio” del governo Musumeci sul bilancio. L’attacco parte da Giuseppe Lupo, capogruppo all’Ars del Pd che contesta sia il metodo “delle variazioni di bilancio proposte” che il merito “dei tagli alla spesa”.

Tagli consistenti

“Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio del governo Musumeci – osserva l’esponente Pd – che ancora una volta tenta di mettere una pezza ai buchi di bilancio emersi dopo l’ultima finanziaria. Solo che questa volta la ‘pezza’ è davvero grande considerando che si tratta di riduzioni di spesa pari a 65 milioni di euro per il 2021, 923 milioni per il 2022 e 545 milioni per il 2023”.

“Presentata in commissione una vera e propria manovra”

Lupo continua, soffermandosi sul fatto che tali tagli avranno conseguenze per i cittadini. “Il governo – ha continuato – ha infatti presentato in commissione quella che, di fatto, è una vera e propria manovra da variazione di Bilancio: misure che Musumeci ha dovuto prendere dopo i rilievi del Ministero dell’Economia. A farne le spese sono ancora una volta i cittadini poiché si prevedono tagli a spese previste per le amministrazioni locali, la cultura, lo sport, la scuola, e numerosi servizi che verranno ridotti per colpa di un governo che, da quando è in carica, ha messo in fila una serie di errori contabili e finanziari senza precedenti”.

L’opposzione del Partito Democratico

“Ci opponiamo – conclude Lupo – sia al metodo con cui le variazioni di bilancio sono state proposte, che al merito dei tagli alla spesa”.

Il dossier dei 5 Stelle sugli sprechi

Intanto uno studio dettagliato del deputato M5S all’Ars, Luigi Sunseri, fa emergere “Carrozzoni e bilanci disastrati”. Benvenuti nella realtà delle società e degli enti regionali, la galassia parallela a mamma Regione, passata ai “raggi x”. Ci sono società in attesa di liquidazione da oltre 20 anni, altre con un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti, la maggioranza con i bilanci in negativo, altre che non conoscono nemmeno il numero degli immobili che posseggono. E tutte assommano un esercito di circa 7.000 dipendenti.

In Sicilia sono 163 le aziende pubbliche controllate dalla Regione, molte hanno bilanci in passivo: si tratta di 71 enti,13 società partecipate, 24 organismi strumentali e 55 in liquidazione. In pancia hanno in totale 6.997 dipendenti, pari a circa la metà dei lavoratori diretti regionali. Il solo personale delle 13 partecipate costa 235 milioni di euro, per il resto è difficile quantificare i costi. È quanto emerge dall’indagine “Il lato oscuro della Regione, cifre e dati inediti sugli sprechi delle partecipate e degli enti siciliani”, condotta da Sunseri.

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