Pronti già alle 8 del mattino, piazzati davanti all’ingresso dell’edificio di riferimento. Qualcuno da solo, qualcun altro con amici, altri ancora con i genitori: tutti ad aspettare di poter entrare e, nello spazio di poche ore, misurarsi con il test per accedere alla facoltà di Medicina.

A Palermo i posti disponibili sono 480, mentre i candidati sono 2.843: un dato sostanzialmente in linea con lo scorso anno, quando a provare furono in 2.820. La settimana precedente il test è stata accesa dalla discussione sul mantenimento del numero chiuso a Medicina, con la proposta di abolizione lanciata in campagna elettorale dal leader della Lega Matteo Salvini e ripresa, pur con le dovute cautele, tanto dalle istituzioni quanto dalle associazioni universitarie.

I test a Palermo

Sono 37 le aule messe a disposizione dall’Ateneo palermitano tra viale delle Scienze e via Parlavecchio (nei pressi del Policlinico) con la disposizione ministeriale, valida solo per Medicina, di suddividere i candidati in base non all’ordine alfabetico ma alla data di nascita; obbligatorio inoltre l’utilizzo della mascherina Ffp2 per accedere alle aule. L’avvio del test è previsto alle 13 e avrà una durata complessiva di un’ora e quaranta minuti.

Midiri: “Ripensare a numero chiuso”

“Il mio messaggio ai ragazzi è di affrontare il test con il massimo della serenità anche perché, trattandosi di una prova altamente selettiva, so quanta preparazione ci sarà stata dietro – ha sottolineato all’Italpress il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri -. Le nostre aule sono tutte capienti e comode e i colleghi che hanno dato disponibilità per monitorare il buon andamento del test sono oltre 200”.

Midiri ha poi espresso una riflessione sull’eventuale abolizione del numero chiuso: “La pandemia ha messo in luce come l’aumento del numero dei medici sia diventato un tema imprescindibile: certamente è una questione che andrà rivista, e che già si sta rivedendo in Parlamento, perché abbiamo già constatato come ci siano sanitari che mancano. Il problema è in primo luogo strutturale: bisogna aumentare la capienza delle aule e investire maggiormente sul numero dei docenti”.

La protesta degli studenti

Sul tema è stato organizzato un presidio di protesta fuori dall’edificio 19, con tre striscioni sulla scalinata esterna e firmati dal Collettivo universitario autonomo (Cua) e dall’Unione degli universitari (Udu). “Riteniamo che il sistema basato sul numero chiuso sia iniquo e che manchi la volontà di investire nel campo della medicina e in generale nell’istruzione universitaria – ha sottolineato Valerio Quagliano, coordinatore Udu -. Sull’aumento del numero dei medici c’è stata un’apertura, ma nulla di più. Serve una riforma strutturale del test di Medicina: l’ultima messa in campo dal governo non è adatta”. I prossimi mesi, con un nuovo esecutivo all’opera, daranno un maggiore riscontro su come verrà affrontata la questione.