I dipendenti dell’Ufficio Città Storica del Comune di Palermo hanno deciso di incrociare le braccia. Questa mattina, i lavoratori si sono radunati davanti al portone della sede decentrata di Foro Umberto I, per denunciare la situazione di disagio vissuta a causa della presenza di topi registrata all’interno del plesso.
Concetto ribadito da Nicola Scaglione, segretario Generale Aggiunto Csa. “Visto che non possiamo garantire l’efficenza dei servizi e non possiamo consentire all’Amministrazione di speculare sulla salute dei lavoratori, chiediamo degli interventi urgenti. Lavorare con gli uffici pieni di topi è indegno. Va bene lo smart working, ma noi chiediamo di avere una derattizzazione dei locali completa“.
“Abbiamo chiesto di effettuare una derattizzazione dei locali. Capisco che i fondi comunali non sono sufficienti, ma non possiamo pagarne noi lo scotto. Abbiamo fatto una segnalazione allo Spresal, ovvero il servizio di tutela della sicurezza dei lavoratori. Siamo in attesa che il Comune attivi le procedure necessarie.
Dipendenti costretti a lavorare con il rischio di ritrovarsi qualche ratto all’interno del proprio posto di lavoro. I dipendenti infatti hanno immortalato la presenza di feci di ratto all’interno dei bagni e degli uffici di Foro Umberto I. Una situazione insostenibile, come rappresentanto dallo stesso Gioacchino Manzella ai nostri microfoni.
“La presenza dei ratti è evidente. E’ da un mese che si verificano degli episodi scaglionati fra i vari piani dell’Ufficio Città Storica. Abbiamo segnalato più volte l’accaduto. La scorsa settimana, dopo il terzo caso, siamo arrivati allo stremo. Siamo stanchi. Non è possibile assicurare la sicurezza dei lavoratori in questo modo.
In attesa di risolvere il problema attraverso le opere di derattizzazione, i dipendenti avevano proposto il ricorso al metodo dello smart working, già messo in campo per motivazioni legate alla pandemia da covid-19. Ma dai dirigenti competenti non sembra essere arrivata una risposta. “Noi abbiamo sottoposto il problema al nostro dirigente, nostro datore di lavoro – sottolinea Manzella -. Abbiamo pure chiesto, ipotizzando che ci siano tempistiche lunghe, se ci fosse la possibilità di passare allo smart working. Ciò nell’attesa di definire la situazione. Non ci hanno risposto. Quindi penso che non ritengano opportuno ricorrere a tale strumento”.