“La riforma nazionale impone professionalità e attenzione in tema di politiche attive del lavoro. Dal 24 settembre sono in vigore le norme del decreto legislativo n. 150/2015, recante la nuova disciplina dei servizi per l’impiego, in attuazione della delega Jobs Act. Il provvedimento ridisegna le strutture pubbliche preposte in supporto dei lavoratori e dei datori di lavori nella ricerca dell’impiego e di forza lavoro, con la rivisitazione delle pregresse competenze e lo snellimento delle procedure e delle strutture preposte. I Centri per l’impiego siciliani non hanno le professionalità che servono per ottemperare alle norme, il nostro sistema si avvaleva degli operatori degli ex sportelli multifunzionali che hanno operato in sinergia con i CPI per quindici anni”.

E’ la rivendicazione principale degli ex sportellisti, gli operatori impiegati nei centri di Formazione che affiancavano proprio i centri per l’impiego per indirizzare i giovani verso la formazione professionale e da qui verso un impiego. Gli sportellisti oggi sono senza lavoro. da stamani gòli operatori,q uasi tutti cinquantenni, presidiano il dipartimento regionale di via trinacria e una di loro ha iniziato lo sciopero della fame.

“Formare o riqualificare altro personale o assumerla esternamente avrebbe un costo che non è giustificato in presenza di personale già qualificato con risorse regionali – si legge nella loro nota di rivendicazioni -. Perché lasciare gli uffici pubblici monchi di figure specialistiche con il rischio di non ottemperare alle norme? Perché recare un danno agli utenti siciliani per regalare ai privati un patrimonio di professionalità sul quale la stessa regione ha investito? Queste sono le domande alle quali dovrebbero rispondere coloro i quali hanno deciso di buttare alle ortiche la nostra professionalità e con essa un’emergenza sociale che sta raggiungendo enormi dimensioni. La soluzione di affidarci al mercato è, per noi, irricevibile, trascinerebbe con sé incertezza e ci inserirebbe in un circuito che sarebbe peggio dello stesso precariato”.

“La gravissima situazione – dicono gli sportellisti – nella quale versiamo professionisti che possiamo vantare in media trent’anni di servizio ha ormai raggiunto, anzi superato il limite dalla sopportazione, Siamo fermi dall’8 aprile, da ottobre 2013 abbiamo lavorato in tutto nove mesi, l’avviso 6 è ancora in embrione e non riesce a decollare tra le liti di fazione tra gli enti emergenti e enti storici oltre al problema degli accreditamenti per la misura in progetto relativa alla formazione e in tutti i casi è solo un tampone che potrà dare respiro a meno di ottocento persone e per un tempo limitato. L’assessore, al quale riconosciamo il merito dell’impegno, diciamo che non basta, che non abbiamo più tempo, il tempo è abbondantemente scaduto e vogliamo certezze sul nostro futuro, esistono le leggi, esistono le possibilità di risolvere il problema alla radice, ci vuole solo la volontà politica del ‘fare'”.

“Dopo due anni di battaglie al limite del sopportabile, abbiamo portato a casa solo licenziamenti e disperazione. Siamo martoriati economicamente e psicologicamente. Mesi e mesi di arretrati da percepire sugli emolumenti, abbandonati a noi stessi senza sostegno al reddito e un futuro incerto per chi ha già perso il lavoro e per chi lo perderà. Nessuno é immune dalla macelleria sociale che ha già colpito violentemente più della metà dei lavoratori. Scrolliamoci di dosso la rassegnazione, l’apatia, la sfiducia, se non ci ribelliamo sarà la fine di tutto. Da lunedì 8 febbraio 2016 inizierà il presidio permanente davanti l’assessorato al lavoro in via Trinacria e contestualmente lo sciopero della fame. La rivendicazione è una e semplice: pretendere la soluzione definitiva senza tamponi o promesse sterili e fini a se stesse. Lo sciopero della fame sarà interrotto solo a soluzione definitiva. Chiediamo e pretendiamo la “normalità” di una vita dignitosa. Chiediamo alla politica, in maniera trasversale, di mettere in campo, finalmente, tutte le armi per dimostrarci che il loro interesse è vero e non è solo propaganda elettorale, chiediamo loro di anteporre tutto per il bene dei nostri giovani che potranno, attraverso programmi e progetti, usufruire di un’occasione, dei tanti disoccupati, dei licenziati, dei deboli che potranno avere un’opportunità di riscatto vero e duraturo, sfruttando al massimo i fondi e le risorse umane professionali che ha già in seno la Regione”.

“Chiediamo un nuovo modello collaborativo – è la rivendicazione finale – tra tutte le forze politiche che miri alla soluzione dei problemi, una sperimentazione che possa essere utile a tutte quante le problematiche sociali, culturali ed economiche della nostra meravigliosa quanto martoriata terra, chiediamo l’agire comune per fini comuni ad appannaggio del popolo siciliano. Aggrediamo insieme la crisi profonda che soffoca le nostre esistenze, date la possibilità e gli strumenti a noi che siamo del mestiere, agevolando così il percorso di risalita di chi urla lavoro e dignità. Chiediamo all’assessore, che si è mostrato disponibile a risolvere la spinosa questione, di dimostrarci che ha veramente a cuore la nostra sorte. E’ arrivato il momento per tutti di essere consequenziali specie per noi che abbiamo il preciso dovere di difendere la nostra dignità. La rassegnazione è la morte, e non possiamo permetterci di morire, lo dobbiamo ai nostri figli. Ci vogliono prendere per stanchezza ma noi saremo più forti della stessa stanchezza. Chi ha deciso di sterminarci avrà pane per i suoi denti e filo da torcere”.

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