“Molti siciliani rimasti senza reddito e senza lavoro a causa dell’emergenza attualmente in atto attendono il pagamento della cassa integrazione in deroga. Lentezza e farraginosità della burocrazia hanno determinato un rallentamento dei processi di pagamento che non possono essere giustificabili. Più di 130 mila siciliani ridotti in condizioni drammatiche non possono più aspettare tempi biblici”
A dichiararlo è  Vincenzo Figuccia deputato dell’Udc all’Ars e leader del movimento Cambiamo la Sicilia.

“Per tali motivazioni, – prosegue Figuccia – ho presentato diversi atti parlamentari in cui chiedo espressamente di esternalizzare i servizi espletati dall’Amministrazione regionale per velocizzare i processi, ovvero aumentare il numero di pratiche della cassa integrazione lavorate al giorno”.

“Ritengo deplorevole il fatto che con la complicità di qualche dirigente, – continua Figuccia – rimandino la lavorazione delle pratiche della cassa integrazione al riconoscimento di un bonus pari a 10 euro per i dipendenti, mentre i cittadini sono ridotti alla fame”.

“Invece di proporre soluzioni paradossali che rasentano il ridicolo, – conclude il deputato – si metta in campo una task force coinvolgendo CAF, patronati, commercialisti ed il CIAPI, in modo da rendere più celere lo smaltimento delle pratiche ed al contempo fissare una data certa entro la quale i siciliani possano ricevere la cassa integrazione che spetta loro di diritto”.

Sul banco degli imputati anche le lentezze del sistema informatico Regionale così come denunciato nei giorni scorsi dai sindacati:

“La responsabilità dei ritardi nella gestione delle pratiche per la Cassa integrazione in deroga non può in alcun modo essere attribuita ai dipendenti della Regione  – avevano scritto i sindacati. Né alla modalità di lavoro agile, che in questo momento di emergenza sanitaria è stata caldamente raccomandata anche dal ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone. Non accetteremo che si metta a rischio la salute dei lavoratori, quindi dalla Regione ci aspettiamo meno annunci e più confronto con le organizzazioni sindacali”. “2problema non è lo smartworking, perché i dipendenti sono ugualmente e pienamente operativi, il problema semmai è da attribuire ai sistemi informatici della Regione che non sono affatto al passo con i tempi”.