Le comunità di Trappeto e Balestrate si sono unite ieri sera in una fiaccolata nel dolore e nel ricordo di Vincenzo Trovato, il ragazzo di 22 anni assassinato lo scorso 12 agosto sul lungomare balestratese al culmine di una banale lite. Una iniziativa organizzata da familiari e amici per chiedere che venga fatta giustizia e si arrivi alla verità di questo terribile fatto di sangue. In carcere il presunto assassino che però ha sempre negato di aver ucciso Vincenzo.

Striscioni, cartelloni e magliette

In testa al corteo gli amici con la maglietta bianca e l’immagine della vittima stampata. Tra le mani tenevano striscioni e cartelloni per chiedere “verità e giustizia”. Con loro anche madre, padre e fratello della vittima, e i due sindaci di Balestrate e Trappeto. La fiaccolata è partita dalla casa dove abitava Vincenzo, ha attraversato le vie principali del paese. Ha fatto una prima significativa tappa sul lungomare dove sono state lanciate in aria le lanterne cinesi.

Il ricordo in piazza Municipio

Il corteo si è poi concluso in piazza Falcone e Borsellino, davanti alla sede del municipio. I due sindaci di Trappeto e Balestrate, rispettivamente Santo Cosentino e Vito Rizzo, hanno fatto dei brevi interventi stigmatizzando la violenza e appellandosi al buon senso dei ragazzi, chiedendo loro di aggrapparsi alla vita e di non disprezzarla. Infine è stata letta una lettera da un’amica di Vincenzo che tra le lacrime ha raccontato qualche aneddoto e il grande affetto che lo legava al giovane.

L’episodio di sangue

Per Vincenzo trovato su letale il colpo subito alla gamba che gli ha fatto perdere molto sangue e che ha reso inutile ogni tentativo di salvarlo. Il giovane è morto a causa della recisione di una delle vene principali della gamba. Sarebbe questa una delle prime evidenze emerse dall’esame autoptico che è stato effettuato sul corpo del 22enne. Maggiori certezze si potranno avere tra 60 giorni quando sarà completata l’analisi medico legale e depositata la relazione come richiesto dalla Procura. Il legale dell’indagato Gianvito Italiano, che si trova tutt’ora in carcere, ha sostenuto che il suo assistito non avrebbe colpito a morte il povero Vincenzo. Parole che hanno fatto nascere una diatriba a distanza con l’avvocato della famiglia della vittima, Pino Muscolino. Secondo gli inquirenti ci sono solide basi che suffragano l’accusa, l’arma non è mai stata ritrovata.

 

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