Tremila candidati per 11 posti. Si avvia ad essere il concorso dell’anno, se non degli ultimi 20 anni, la selezione bandita dall’Assemblea regionale siciliana per assumere 11 nuovi dirigenti. Una selezione che sarà seguita da un altro concorso per assumere anche assistenti nel parlamento regionale siciliano.

Chiariti da un intervento del segretario generale dell’Ars Fabrizio Scimè i dubbi sollevati sulla nomina della Commissione, la vicenda lascia dietro di se qualche altra perplessità anche se non di natura legale. La legittimità delle procedure e l’applicazione pedissequa di norme e regolamenti sono da considerare cosa assodata, ma a questo punto è legittimo chiedersi se il regolamento, così come è ad oggi, non presenti profili eticamente discutibili. Insomma è opportuno che la norma preveda che sia un uomo politico a presiedere una commissione di concorso?

Chiariamo subito che nessuno mette in dubbio l’integrità del Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Si tratta di un politico che può piacere o non piacere, che si può apprezzare o dal quale si può dissentire ma va detto che in decenni di politica è sempre uscito indenne dalle polemiche pseudo giudiziarie.

Certamente Miccichè, peraltro, non è uno che le manda a dire. Come ha dimostrato anche di recente con la vicenda del taglio dei vitalizi (solo per fare un esempio) esprime chiaramente le sue convinzioni a costo di critiche anche feroci e a volte poco garbate (per usare un eufemismo). Insomma anche nelle scelte impopolari ha sempre mostrato di assumersi la responsabilità delle sue idee e delle sue decisioni.

Ma la domanda successiva è: “E’ sicuro Miccichè che la politica sia tutta altrettanto pronta a metterci la faccia? E’ sicuro che il parterre politico sia scevro da tentazioni clientelari?”.

A domanda diretta siamo convinti che risponderebbe certamente di sì, di esserne certo. Ma il dubbio resta e con esso un altra perplessità si fa strada: “Non sarebbe più opportuno che in occasioni come questa, insomma quando c’è da scegliere il candidato migliore per l’assunzioni, in occasione, cioè, di pubblici concorsi, la politica si facesse da parte?”

Non c’è dubbio che il caso non può più riguardare questo concorso visto che la norma e il regolamento ci sono e sono stati applicati. Ma un riflessione sulla eventualità di tornare a modificare questo regolamento non sarebbe il caso di farla? Questa la perplessità che consegniamo alla buona politica che siamo convinti esista. Una considerazione di opportunità oggi più di ieri visto il clima che si respira in questo Paese.

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