Uniti contro la legge quadro sui beni culturali, considerato un “colpo mortale a un patrimonio in agonia”. Le Associazioni in difesa del patrimonio culturale e paesaggistico, insieme agli Ordini degli Architetti, si uniscono e fanno fronte comune per dire “no” ad un disegno di legge che “mortifica le Soprintendenze e stravolge le norme sui piani paesistici”.

Di quello che è considerato un “colpo mortale a un patrimonio in agonia”, se ne è parlato a Palermo, presso la sede del circolo ‘ARCI Tavola Tonda’, ai Cantieri Culturali alla Zisa. Il disegno di legge “Disposizioni in materia di Beni culturali e di tutela del paesaggio“, è attualmente in esame in V Commissione Cultura dell’ARA. Al progetto  si oppone un forte fronte di associazioni ambientaliste e in difesa del patrimonio culturale e paesaggistico e gli Ordini degli Architetti di Palermo e Catania, che dissentono contro uno strumento normativo che, secondo quanto sostenuto, mira a depotenziare le Soprintendenze e cancellare di fatto la tutela paesaggistica. “Un tentativo di riforma legislativa – si legge in una nota – caratterizzata da un sostanziale analfabetismo non solo della normativa nazionale di settore, ma anche di quella regionale”.

Il fronte del no chiede il ritiro del disegno di legge. “Il senso di questa iniziativa non è stato solo quello di dire no, ma di capitalizzare tutte le osservazioni e riflessioni per produrre un documento propositivo – dice Silvia Mazza, giornalista e storico dell’arte – . Abbiamo gettato la prima pietra per costruire un ponte tra la Regione autonoma e il resto d’Italia. Nei miei articoli ho sempre messo a confronto i due sistemi paralleli dei beni culturali”. Assente ai lavori l’assessore siciliani ai Beni Culturali Alberto Samonà nonostante fosse stato invitato a partecipare.

Nel corso della giornata dedicata alla conferenza sul ddl beni culturali  si sono susseguiti numerosi interventi di qualità. Tra le personalità intervenute, Manlio Mele, Andrea Camilli, Alessandro Garrisi, Andrea Incorvaia.  Significativa la presenza di rappresentanti delle soprintendenze regionali. “La Sicilia – continua Silvia Mazza -, già laboratorio politico di esperienze da trasferire altrove, diventi laboratorio legislativo, grazie a un’iniziativa dal basso come quella oggi avviata perché una cosa è chiara: questa classe politica non può competere con i legislatori regionali che con le lungimiranti leggi ’77 e’ 80, costruirono un innovativo sistema di tutela parallelo a quello dello Stato”.

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