La Commissione Cultura, Formazione e Lavoro dell’ARS ha avviato questa mattina il disegno di legge su “Disposizioni in materia di Beni Culturali e di tutela del Paesaggio”.
Lo rende noto il Presidente della Commissione, il deputato di Italia Viva Luca Sammartino.
“In un clima di grande collaborazione istituzionale – afferma Sammartino – abbiamo iniziato i lavori per dare alla Sicilia un testo normativo che possa valorizzare i beni culturali. Abbiamo recepito tutte le indicazioni che sono arrivate dalle Soprintendenze, dagli enti cultuali regionali, dalle Università siciliane, da Legambiente Sicilia, da Zero Waste Sicilia, da Italia Nostra, dal WWF, dalla Confederazione Italiana degli Archeologi e dall’Ordine degli Architetti di Palermo e Catania durante le audizioni”.
A dispetto delle polemiche la discussione è stata attenta ed orientata nell’ottica comune di modernizzare un corpus normativo che abbisogna di un aggiornamento, proprio per meglio realizzare gli obiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale siciliano.
Sono certo – conclude il presidente della V Commissione – che il lavoro di sintesi e miglioramento che la Commissione sta realizzando, valutando gli emendamenti con spirito costruttivo, sarà alla fine apprezzato anche da chi oggi manda strali sulla stampa”.
“No al ddl Sammartino, peggio l’eventualità di un testo fatto dalla Lega e da Musumeci. La riforma sia fatta dalla commissione”.
Lo dicono i deputati del M5S all’Ars, componenti della commissione Cultura, Giovanni Di Caro, Roberta Schillaci, Nuccio Di Paola e Ketty Damante, assieme a Valentina Zafarana, prima firmataria di un emendamento approvato oggi, che ha cancellato il controverso e contestato titolo VI, che depotenziava le Soprintendenze.
“Anche senza l’inaccettabile titolo VI – affermano i deputati M5S – Il ddl Sammartino rimane sempre irricevibile, tant’è che siamo l’unica forza politica a non averlo firmato. Men che mai, però, saremo disposti a prendere in considerazione un testo alternativo fatto dall’assessore leghista Samonà e da Musumeci. Su questo siamo tassativi, il ddl deve essere fatto dalla commissione e integrato dalle tante richieste che ci sono arrivate da chi ha a cuore i beni culturali siciliani. La riforma deve essere un’opportunità da cogliere per rilanciare i Beni culturali, vero volano della economia regionale”.
“Incredibile è stata la mobilitazione nazionale a favore della Sicilia e della salvaguardia del suo patrimonio”. Lo dicono Giuliano Volpe e Manlio Mele, promotori, tra gli altri dell’iniziativa per bloccare il ddl di riforma dei Beni culturali
Sono stati quasi 4.000, in 48 ore, i sottoscrittori dell’appello lanciato da 100 personalità del mondo della cultura e dell’università, primi firmatari Giuliano Volpe (archeologo, ex presidente del Consiglio superiore del Mibact e componente del Consiglio regionale Beni culturali della Sicilia), e Manlio Mele, urbanista, ed ex deputato regionale.
“L’appello – sottolineano – volutamente non ha il carattere tipico della polemica preconcetta e del ‘no a prescindere’ a ogni cambiamento. Anzi sollecita nuove, più efficaci e partecipate forme di tutela, valorizzazione, comunicazione e gestione nel campo del patrimonio culturale. Ma al tempo stesso denuncia i limiti e i rischi insiti nel ddl 698/2020, come indicato anche da tante altre realtà operanti in campo culturale”. All’appello hanno aderito docenti universitari siciliani, professionisti della cultura non solo italiani, persone impegnate nell’associazionismo culturale, ambientale e sociale, oltre a semplici cittadini. Secondo i firmatari dell’appello, il ddl “nasconde tra le pieghe, nemmeno troppo occultati, evidenti rischi di un nuovo attacco speculativo al paesaggio siciliano, verosimilmente promosso da spregiudicate lobbies”. “In tal senso – dicono Volpe e Mele – l’appello intende ispirarsi pienamente sia all’articolo 9 della Costituzione sia ai principi della Convenzione europea di Faro”.
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