Varare nel più breve tempo possibile un Piano regionale per la ricostruzione economica e sociale dell’Isola e per l‘efficientamento burocratico.. E’ questo l’obiettivo che intende perseguire il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che nel pomeriggio ha ascoltato, insieme agli assessori Gaetano Armao, Toto Cordaro, Roberto Lagalla, Antonio Scavone, Mimmo Turano, Alberto Pierobon e Manlio Messina, le organizzazioni di categoria, le associazioni datoriali e i sindacati. Oltre tre ore di riunione attorno a un tavolo virtuale, dal momento che l’incontro si è svolto in videoconferenza nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del contagio da Covid-19.

Presenti i rappresentanti di trenta sigle: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal, Confsal, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Sicindustria, Condindustria Catania e Siracusa, Confapi, Ance Sicilia, Legacoop, Confcooperative, Unicoop Sicilia, Unci Sicilia, Agci Sicilia, Casartigiani Sicilia, Confartigianato Sicilia, Cna, Claai Sicilia, Confcommercio, Federalberghi, Confesercenti Sicilia, Confimprese, Assoimprese e Anci Sicilia. Un confronto sereno, ma serrato durante il quale sono state rappresentate le istanze e le criticità che caratterizzano il tessuto produttivo isolano in quest’avvio di “Fase 2” dopo il lockdown del 9 marzo scorso.

“L’obiettivo del governo – ha detto il presidente della Regione, in apertura dei lavori – è elaborare un documento condiviso per accompagnare questo periodo in Sicilia, a sostegno delle imprese, dei settori produttivi e dei lavoratori, ma anche snellire il più possibile i processi burocratici e accelerare la spesa pubblica destinata agli investimenti e alle infrastrutture”. Al termine del confronto, il governatore ha chiesto alle parti sociali di inviare entro il 12 maggio le proposte che saranno raccolte e sintetizzate da una speciale task force, guidata dal dirigente regionale Benedetto Mineo, creata per coordinare le misure finanziarie ed economiche necessarie a fronteggiare l’attuale crisi provocata dall’emergenza Coronavirus.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti: Nico Torrisi di Federalberghi, Giuseppe Messina della Ugl, Giovanni Grasso di Confindustria, Francesco Picarella di Confcommercio, Nicolò Scaglione della Cisal, Alfio Mannino della Cgil, Vittorio Messina di Confesarcenti, Ettore Pottino di Confagricoltura, Sebastiano Cappuccio della Cisl, Claudio Barone della Uil, Gaetano Mancini di Confcooperative, Deborah Mirabella di Confapi, Francesco Ferreri di Coldiretti, Giuseppe Pezzati di Confartigianato, Piero Giglione della Cna, Maurizio Pucceri di Casartigiani, Filippo Parrino della Legacoop, Mario Attinasi di Assoimprese Sicilia, Giuseppe La Rosa dell’Ance, Rosa Giovanna Castagna della Cia Sicilia e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nella qualità di presidente dell’Anci Sicilia.

Critica la Uil “Convocazione cosi allargata rischia di essere solo siparietto” sostiene il sindacato.

“Per la ripartenza dal Coronavirus avevamo chiesto che fossero destinate risorse a favore di lavoratori e imprese in maniera certa e trasparente con lo sgravio dei contributi previdenziali per chi ripartiva con tutti i dipendenti – afferma il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone – al contrario la previsione di incentivare solo nuove assunzioni, che si sovrappone a una analoga misura nazionale, appare del tutto inutile. Chiediamo almeno di vigilare affinché, forzando la norma, i dipendenti non vengano sostituiti da nuovi lavoratori a costo più basso. Per quanto riguarda gli interventi con prestiti bancari, la Confederazione artigianato (Cgia) ha rilevato che meno dell’1 per cento delle imprese ad oggi ha un riscontro positivo. Apprendiamo che l’Irifs assumerà personale qualificato ma temiamo che questo non basti”.

E il leader della Uil continua: “La Regione adesso deve intervenire per semplificare e rendere trasparenti le procedure per evitare, ad esempio, quello che è successo per la cassa integrazione in deroga. Una piattaforma informatica sbagliata e una incapacità di definire modalità chiare ed efficaci sta portando ad esasperanti ritardi con famiglie monoreddito ancora in attesa del sussidio e che rischiano di dovere ricorre all’usura. Se non si risolvono questi problemi non basta spostare il personale dando incentivi. Questa valutazione si ricollega al tema della improcrastinabile, ma troppe volte annunciata e mai realizzata, riforma della burocrazia regionale. Apriamo il confronto per il migliore utilizzo dei dipendenti, destinandoli dove serve e prevedendo veri piani formativi per valorizzare le professionalità. Anche lo smart working può essere, non solo una risposta all’emergenza sanitaria, ma una modalità strutturale di riorganizzazione che, se saputa utilizzare, può recuperare una maggiore efficienza e anche agevolare per esempio le donne con figli a carico. Ma al di là degli interventi sul personale – continua Barone -, senza una rivoluzione culturale non otterremo niente. Se l’amministrazione si tutela mettendo “lacci e lacciuoli” per bloccare tutto e per evitare di assumersi responsabilità non abbiamo dove andare. C’è bisogno di un quadro normativo chiaro che tuteli chi assume le decisioni e consenta di premiare chi vuole operare secondo le regole e non mettere vincoli inutilmente restrittivi. La Finanziaria ha cercato di dare risposte all’emergenza coronavirus. Bene la rimodulazione delle risorse per la scuola e la formazione. Ma non basta. Per il settore Turismo, quello più duramente colpito, i pacchetti di scontistica proposti non sembrano suscitare particolare entusiasmo negli operatori del settore. Giusto avere finanziato i teatri e gli eventi culturali, fondamentali per ridare ossigeno al settore. Sarebbe il caso di pensare anche a interventi più strategici, dare una spinta al superamento della stagionalità realizzando grandi strutture per la convegnistica, già oggi carenti ma che lo saranno del tutto se si dovranno prevedere spazi che rispettino il distanziamento sociale. Collegamenti, portualità, aeroporti, strutture scolastiche e ospedaliere. E ancora tutela del territorio utilizzando bene i forestali. Bisogna che i fondi europei, oggi con meno vincoli, siano utilizzati per recuperare il gap infrastrutturale della nostra isola. Altrimenti passerà speriamo presto la crisi epidemiologica ma ci rimarremo con le macerie della crisi economica”

La Cgil, invece “è pronta a offrire tutto il suo contributo per un progetto di rilancio della Sicilia, costruito attraverso confronto e il dialogo sociale e scandito da obiettivi concreti e tappe di realizzazione certe e verificabili” ha detto alla fine il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, durante la discussione in videoconferenza col Presidente della Regione sulla ripresa dell’Isola dopo il Coronavirus.

“Una ripresa- ha detto Mannino- per la quale occorre subito gettare le fondamenta individuando priorità, canali di
finanziamento, tempi. E che dovrà avere al suo centro il lavoro, i diritti dei lavoratori, la legalità”.

Durante l’incontro Mannino ha annunciato l’imminente presentazione da parte della Cgil di un “Piano del lavoro”, elaborato dal sindacato quale contributo al “necessario dibattito sul rilancio dell’economia e del lavoro”. “Occorrerà
rivendicare al Governo nazionale risorse per rilanciare il sistema dell’istruzione, – ha sottolineato il segretario della Cgil- attraverso dotazioni tecnologiche, assunzione di docenti e di personale tecnico, miglioramento degli edifici scolastici. L’attuale emergenza sanitaria sta facendo pesare ancora di più il gap col resto del Paese – ha osservato- e non possiamo permettere che i nostri ragazzi restino indietro”.

Mannino ha rilevato dunque la necessità di “un tavolo di confronto col governo nazionale, che affronti non solo il tema dell’istruzione ma anche tutti gli altri che attengono allo sviluppo della Sicilia”. Ha poi aggiunto che “anche in tema di sanità e di stato sociale l’epidemia sta facendo venire alla luce carenze di sistema che vanno colmate, a partire dalla medicina territoriale e dalle politiche dell’infanzia e per anziani e non autosufficienti. Così come l’annoso problema della fragilità dell’apparato produttivo, al cui rilancio occorre puntare. E’ chiaro – ha detto il segretario della Cgil- che il turismo, che sa subendo gravi contraccolpi- avrà bisogno di una terapia d’urto, senza tralasciare settori di vocazione quale l’agricoltura”.