“Ho ucciso io Alessandra”. Con questo nome era conosciuta Ruxandra Vesco, 38 anni, la donna di origine romena che sarebbe stata uccisa a Palermo da Damiano Torrente il 13 ottobre 2015, reo confesso del delitto cinque anni dopo. Il 46enne palermitano si è presentato ieri in caserma e ha confessato l’omicidio che sarebbe avvenuto nell’ottobre del 2015 all’Addaura facendo anche ritrovare il cadavere. Scarcerato a marzo dopo una accusa di stalking, Torrente ha raccontato di essersi avvicinato a Dio e sarebbe stata la risposta di un prete nel segreto del confessionale a indurlo a percorrere il sentiero del perdono. Preso dai sensi di colpa, il presunto assassino non ha retto e ha raccontato la sua versione dei fatti, descrivendo ogni particolare legato all’omicidio della 38enne.
L’uomo, a fine settembre 2015, avrebbe ospitato la donna nella sua casa in cui avrebbe anche consumato dei rapporti sessuali. L’avrebbe conosciuta mentre era sola sugli scogli del mare dell’Addaura. A casa era solo Torrente e la donna rimase fino al ritorno della moglie che era partita assieme ai figli.
Ma perchè è avvenuto l‘omicidio? Qual è il movente? Restano ancora dei dubbi da chiarire da parte degli investigatori. Fatto sta che la donna a metà ottobre avrebbe chiesto di trasferirsi nella casa di Torrente e, visto il rifiuto dell’uomo, sposato e con figli, l’avrebbe minacciato di raccontare tutto alla moglie e di denunciarlo alle autorità sostenendo che l’aveva indotta a prostituirsi in cambio di soldi e protezione. Ma nella storia spunta anche una questione legata a un debito con un uomo di un quartiere popolare di Palermo. I due avrebbero chiesto infatti un prestito a quest’uomo, un tale Michele. Soldi che Ruxandra avrebbe dovuto restituire. E lei, la vittima, consegnava mensilmente il denaro a Torrente, che, a sua volta, lo portava all’usuraio. Lui sarebbe stato il garante di questo prestito ma la donna, d’un tratto non avrebbe più pagato.
Tra il settembre e l’ottobre 2015 la donna sarebbe anche stata ospitata a carico del suo assassino/amante all’Hotel San Paolo ma qualcosa poi non andò per il verso giusto. Alessandra si sarebbe presentata a casa di Torrente con le valigie, voleva andare a vivere con lui nelle sua casa. Era il 13 ottobre del 2015 quando si presentò alla porta . L’uomo, colto probabilmente alla sprovvista, avrebbe fatto uscire la moglie con una scusa mandandola a fare la spesa, per affrontare Alessandra che avrebbe insistito continuando a chiedere di voler restare.
Da qui la reazione di rabbia e di paura. Torrente avrebbe perso la testa prendendo una corda da pescatore e strangolando la donna. L’avrebbe uccisa e dopo aver infilato in un sacco il corpo ormai senza vita, l’avrebbe caricato sull’auto e la notte successiva l’avrebbe gettata in un dirupo di Monte Pellegrino, nelle vicinanza di via Monte Ercta dove adesso è stata trovata su sua indicazione. Poi avrebbe anche gettato il cellulare in mare insieme alla corda e avrebbe anche bruciato i suoi effetti personali in giardino mentre i familiari dormivano.
Sono ancora tanti gli elementi da chiarire in seguito alla confessione dell’uomo che questa mattina è stato rinchiuso nel carcere Pagliarelli a Palermo. L’accusa è di omicidio e di occultamento di cadavere.
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