Manca veramente poco alle elezioni del nuovo Rettore dell’Università di Palermo.
Non si tratta solo di governare per i prossimi sei anni la più grande e importante università siciliana ma anche di guidare quella che è, di fatto, la seconda azienda per importanza in Sicilia dopo la Regione e la prima azienda della Sicilia occidentale.

Appello al nuovo Rettore

A ormai poche ore dal primo turno elettorale da BlogSicilia ci sentiamo di lanciare solo un appello per la ‘libertà’ All’UniPa serve un rettore ‘forte’ e capace’, un Rettore libero di confrontarsi con le forze politiche tutte nell’interesse dell’Ateno che poi è l’interesse della città e dell’intera Sicilia occidentale. Un Rettore capace di far cogliere all’Università le opportunità che verranno dal Pnrr, dalle sfide dell’amministrazione )e non della politica) senza mai essere di parte se non dalla parte della cultura, della conoscenza, dello sviluppo e del lavoro al quale deve preparare i nostri giovani. Al nuovo Rettore da osservatori chiediamo solo di fare gli interessi della comunità, accademica e non.

La sfida per guidare l’Ateneo

La sfida per guidare l’Ateneo, come vi abbiamo raccontato in queste settimane, sarà una corsa a due tra Massimo Midiri e Francesco Vitale.

‘Guidare’ l’università del capoluogo siciliano è certamente un onore ma anche un onere, dato che l’ateneo palermitano rientra nel numero di quelli che il Censis chiama “mega atenei” (che hanno oltre 40mila iscritti).
Sia Midiri che Vitale provengono dalla facoltà di Medicina, ed è impossibile non ricordare che da quella facoltà viene anche un ex Rettore come Roberto Lagalla, oggi assessore nella giunta Musumeci.

Più ‘vicino’ proprio a Roberto Lagalla per amicizia da lui stesso raccontata durante l’intervista a BlogSicilia c’è certamente Massimo Midiri mentre la candidatura di Francesco Vitale appare come un aperto tentativo di una terzietà rispetto alla politica e rispetto al passato che lo pone in una situazione diversa. Terzietà non distaccata, comunque visto che nell’idea di Vitale l’Università è una opportunità anche per l’amministrazione (e la politica tutta) vista la varietà di competenze e laboratori che può mettere in campo rapidamente e in qualsiasi momento a favore della collettività. Scelte diverse e antitetiche fra i due candidati che mostrano anche programmi e idee differenti pur venendo, come detto, dalla medesima facoltà.

Le elezioni del Rettore

L’appuntamento con il voto è fissato per martedì 27 luglio, la seconda tornata se necessaria sarebbe il 29, l’eventuale ballottaggio martedì 3 agosto. Le elezioni per il sessennio accademico 2021/2022 – 2026/2027 si svolgeranno con modalità elettronica dalle 9 alle 18. Alle consultazioni, potranno partecipare i docenti universitari, gli studenti del senato accademico, del consiglio di amministrazione e dei consigli di dipartimento e il personale tecnico-amministrativo. Sia Massimo Midiri che Francesco Vitale, sono stati, nei giorni scorsi, ospiti degli studi di BlogSicilia, dove hanno illustrato le loro idee per il futuro dell’Università di Palermo.

Università green ed aperta al territorio, i piani di Francesco Vitale per l’Ateneo di Palermo

Una Università moderna, che mette in campo una massiccia digitalizzazione delle proprie biblioteche per rendere fruibile a tutti la conoscenza di cui è dotata, aperta al territorio attraverso convenzioni con i Comuni per rendere fruibili gli spazi ‘museali’ e ‘storici’ di cui dispone. Un Ateneo che è opportunità di crescita aprendosi all’altra sponda del Mediterraneo più di quanto fatto fino ad ora e mettendo a disposizione della comunità e delle istituzioni i propri laboratori e la propria capacità progettuale per gestire le risorse del Recovery Fund nell’interesse dei siciliani. Ma anche un Ateneo green attraverso scelte energetiche pulite, rinnovabili e innovative.
Ha le idee chiare su come dovrebbe diventare l’Università di Palermo il professor Francesco Vitale.
E a chi dice che in questa sfida, lui rappresenti la continuità con il Rettore uscente Fabrizio Micari, risponde:
“Niente di più sbagliato. Si tratta solo di una diceria nei corridoi d’Ateneo. Ho grande rispetto di tutti i Rettori che si sono succeduti all’UniPa. Ciascuno ha cercato di fare qualcosa per l’Ateneo che è la casa di tutti noi. Ma è impossibile parlare di continuità o di discontinuità. L’Ateneo cambia. Quello di oggi non può e non deve essere quello di ieri. Vanno superati questi stereotipi, queste divisioni politiche che sono soltanto nella mente di chi le racconta. Si tratta solo di un argomento strumentale che può essere utilizzato per portare avanti una campagna rettorale piuttosto che un’altra”.
E ancora: “La mia visione dell’UniPa è lontana da ogni forma politica intesa come divisione partitica. Il mondo universitario, quello delle scienze e della cultura, devono parlare con tutti. Con tutti i partiti e soprattutto con le istituzioni. Senza steccati ideologici, con la sola intenzione di mettere l’Università al servizio della comunità e garantire, al tempo stesso, la crescita del medesimo Ateneo”.
Il prossimo Rettore avrà grandi responsabilità perché nel prossimo sessennio ricade anche il quinquennio di applicazione del PNRR. Insomma ci saranno da gestire grandi riforme.
“L’Università – precisa Vitale – ha il preciso dovere di porsi al centro di queste attività e offrire un servizio alla collettività che sia di ripresa cultura, di ripresa delle attività produttive e mettere al servizio di tutti le proprie capacità progettuali. Servirà una governance agile subito al lavoro e faccia dell’UniPa una fucina a disposizione di tutti guardando a rapporti con le istituzioni sempre più integrati e sempre più fattivi”.
Inoltre, nelle idee di Vitale, “serve un’Università a centro di interazioni precise. Una interazione col mondo della scuola da un lato per far conoscere ai giovani le opportunità; interazione col mondo produttivo dall’altro per offrire sbocchi occupazionali, capacità di sviluppo e di ricerca; nel mezzo una interazione con le istituzioni locali, regionali e nazionali per essere a servizio della collettività, per porre un progetto che possa essere da attrazione anche per giovani studenti provenienti dall’altra sponda del mediterraneo o dal mondo dell’America Latina. Una università libera non condizionata da appartenenze politiche ma che dialoga con tutti”.
In merito ai Fondi del PNRR Vitale sostiene: “ci permetteranno di mettere in campo attività per migliorare proprio accoglienza e residenza e poi anche sport aprendo al territorio le strutture sportive come il Cus”.
Ripartenza in sicurezza per l’Unipa nel nuovo anno accademico. Un aspetto che Vitale tende a sottolineare: “Abbiamo vaccinato tutto il personale universitario dunque l’UniPa può ripartire in sicurezza. Bisogna ricordare che proprio il Policlinico e il laboratorio che io dirigo ormai da tempo per un lungo periodo è stato l’unico in Sicilia a potere sequenziare tamponi covid19 quando ancora nessuno era in grado di farlo. C’è stato un momento in cui arrivavano 1500 tamponi al giorno. Questo dimostra come sia importante la presenza di ricercatori, integrata in quella che è la missione ospedaliera attraverso il Policlinico. Questo ci ha permesso di essere pronti quando gli altri non lo erano.
Proprio il Policlinico, poi, è strategico nella missione universitaria e mi fa piacere che le istituzioni regionali stiano andando nella medesima direzione indicata dal mio programma ovvero la confluenza con l’ospedale Civico per una azienda ospedaliera universitaria che garantisca la formazione dei medici e la cura del paziente. Oggi la dimensione garantisce qualità, maggiore attività scientifica, didattica e assistenza”
Come sarà, in sostanza, il futuro di Unipa? “A me piace pensare all’idea, poi, di una Università diffusa. La nostra – dice Vitale – è già generalista e multidisciplinare. Poi è anche diffusa per i corsi che si tengono in altre province. Tutte azioni che segnano anche la crescita del territorio. Noi non siamo un unico campus ma contiamo anche diversi plessi storici oltre al campus di Viale delle Scienze. Fra le sedi prevederei una mobilità interattiva elettrica e dunque green, la digitalizzazione delle tante biblioteche aperte nei vari plessi. Io penso che l’UniPa deve aprire alla società civile, alla popolazione. Le biblioteche, ad esempio, devono aprire alle presentazioni di libri commentate anche da docenti nei rami di competenza. Ma penso anche allo sport. Alla ripresa della Fossa della Garafola che è quella area verde che collega gli impianti sportivi del Cus a Viale delle Scienze e al Parco d’Orleans. Penso ad un accordo col Comune di Palermo per la bonifica del Parco Cassarà per completare il congiungimento del Cus con Viale delle Scienze. E infine immagino delle navette verdi con la scritta ‘noi siamo UniPa’ che poi è anche lo slogan con il quale mi presento”.
E in merito alla tutela delle sedi di grande valenza storico-monumentale dell’Università? Un immenso patrimonio che di certo non può essere disperso. Vitale ha le idee chiare anche su questo aspetto: “Penso di fare, in raccordo con il Comune e non solo, una sorta di polo dei Musei coinvolgendo tante altre strutture come il Museo Gemmellaro oltre allo Steri. Magari un polo da realizzare a palazzo Jung in un’area della città che oggi è un po’ più abbandonata, trascurata e riportare fermento culturale. L’Università potrà vere un grande ruolo insieme al Comune per rivitalizzare quell’area urbana”.
Vitale, alla fine lancia una sorta di appello: “Un invito a scegliere in base ai programmi. L’Università non può permettersi di perdere tempo ma deve guardare avanti, superare contrapposizioni e fazioni che si sono create nel tempo e guardare al bene dell’UniPa, alla prospettiva di crescita superando qualsiasi contrapposizione possa essersi creata”.

“Cambiare pelle per crescere”, il programma in tre fasi di Midiri per l’UniPa

L’Università di Palermo deve cambiare a cominciare da una revisione dei sui regolamenti per semplificare e rendere tutto meno ‘burocratico’. E’ questa la prima cosa da fare secondo il professor Massimo Midiri.
La più grande differenza, rispetto alle idee dell’altro candidato, Francesco Vitale, riguarda il futuro del Policlinico.
“Il mio competitor immagina un ospedale Policlinico integrato con l’Ospedale Civico per dar vita ad un gigante da 1500 posti letto, quello che viene ormai conosciuto come progetto del ‘Policivico’ – dice Midiri – niente di più sbagliato. E’ finita l’era in cui si consideravano le grandi dimensioni come necessarie per la sicurezza e l’efficienza. La pandemia ci ha dimostrato che non è così. Serve piuttosto diminuire il ricorso alle cure ospedaliere e portare in ospedale per lo più i pazienti che necessitano di terapia intensiva o semi intensiva, limitando al massimo i ricoveri ordinari guardando alla medicina domiciliare e territoriale. In questa ottica gli ospedali devono essere sempre più centri di eccellenza sul modello immaginato da Renzo Piano che poi è anche quello che la Regione sta facendo con l’Ismett 2 integrato al centro Rimed. Un modello con pianta ad H con un massimo di 500 posti letto ed alte specializzazioni. Ciò serve per garantire cure di alta specialità che siano anche appropriate ma anche alla formazione dei medici che si troveranno ad affrontare patologie importanti formandosi ad un livello superiore.
Per il Policlinico, dunque, immagino un nuovo ospedale moderno da realizzare nella grande area che sta oltre l’edificio 18 di Viale delle Scienze. Un ospedale di nuova generazione mentre l’attuale struttura deve diventare un complesso di laboratori, aule e strutture destinate allo studio. Insomma un campus di medicina”.
Ma come riuscire a garantire la comunicazione tra le varie strutture di una università sempre più grande?
“E’ vero l’UniPa ha diversi campus e su questo bisogna lavorare. E’ necessario – puntualizza Midiri – collegarli fisicamente fra di loro con una mobilità verde, magari elettrica ma non soltanto in città. Penso alle sedi decentrate di Trapani, Caltanissetta ed Agrigento. A Trapani, ad esempio, c’è un ottimo campus ma si trova in mezzo al nulla. Intorno non ha niente. L’UniPa deve immaginare sistemi di collegamento certi, rapidi e scontati per tutti i suoi campus per immaginare un sistema in rete che dia certezze”.
In merito alle sfide future, e più importanti per l’Unipa, Midiri non ha dubbi ed è consapevole che è tanto il lavoro da fare: “Il prossimo Rettore si troverà di fronte una sfida epocale perché sono in arrivo i fondi del PNRR ma anche fondi Europei e fondi Ministeriali. L’Ateneo deve cambiare volto e pelle. Bisognerà lavorare molto non solo per l’Ateneo in maniera diretta ma anche in raccordo con le Istituzioni. Occorre creare un sistema di alta programmazione in raccordo con Comune di Palermo e Regione siciliana. L’UniPa, inoltre deve guardare ai propri campus ampiamente degradati e immaginare interventi in cooperazione. Servirà trasformare l’Università in una grande cabina di regia per un futuro che è già iniziato”.
In merito al nodo del rapporto con la politica precisa: “Io ho iniziato la mia campagna con una lettera che era un forte richiamo alla laicità dell’Ateneo. I rapporti con la politica non devo essere viziati da ‘appartenenze’. Io non ho mai avuto tessere di partito e anche i miei rapporti di amicizia con Roberto Lagalla, che non nego, sono frutto di 30 anni di lavoro a fianco. Si tratta di un collega radiologo e di un ex Rettore. Ma l’attuale assessore regionale alla Formazione e all’Istruzione non è minimamente entrato in questa campagna, non ha scritto un rigo di programma”.
Tuttavia, nei corridoi di Palazzo Steri, si dice che in fondo Midiri sia il candidato di Lagalla.
L’interessato risponde a tono: “Nessuno è di nessuno. Non nego l’amicizia che, anzi, rafforzo. E’ chiaro che ogni tanto gli chiedo qualche consiglio perché è un ex Rettore, è un nostro decano ed un uomo di grane esperienza amministrativa. Ma rido quando leggo articoli che tentano di creare un nesso. Devo purtroppo deludervi: non c’è alcuna connessione. Il Rettore deve avere le mani libere e deve dialogare con tutto l’arco istituzionale”.
Midiri torna poi a parlare dell’Ateneo, che desidera diventi sempre più “aperto”. “Sull’organizzazione immagino anche io navette green, magari elettriche per collegare i vari campus ma anche spazi comuni vivibili per studenti e professori ed un Ateneo che apra dalle 8 alle 24 fornendo servizi comuni non soltanto lezioni, spazi di condivisione docenti, studenti o anche solo studenti, strutture che permettano di studiare, confrontarsi, biblioteche aperte anche la sera e così via. In via Archirafi, ad esempio, serve accendere un mutuo, fare interventi di messa in sicurezza e restauro, aprire o abbattere i cancelli e riunire tutta la struttura anche con l’Orto Botanico. Si darebbe vita ad un altro campus ma si può anche raccordare col polo museale di Palermo e far diventare quell’area una zona’ bella’ di Palermo. Abbiamo tanti musei interessanti per il turismo ma anche per lo studio. Dobbiamo aprire l’Ateno anche alle associazioni e applicare appieno quella ‘terza missione’ di trasferimento della cultura verso la società. E Palazzo Steri, negli ultimi anni un po’ troppo arroccato e autoreferenziale, deve diventare patrimonio di tutti aperto alla città”.
Tuttavia le università telematiche sono in crescita. Come differenziarsi?
“La parola chiave sono i laboratori uniti al concetto stesso di socialità e aggregazione che un grande Ateneo, un Mega Ateneo come Palermo può fornire ancora di più unendo i suoi poli per diventare l’Università della Sicilia occidentale. Sono i laboratori tecnici, umanistici, linguistici, in campo aperto come quelli di agraria, insomma la capacità di testare sul campo le conoscenze acquisite e di imparare facendo sono la differenza”.
Ci sarà il tempo di realizzare tutto questo in sei anni. Midiri sembra non nutrire timori, ed è fiducioso quanto realista: “E’ vero le cose da fare sono tante. Per questo abbiamo presentato un programma diverso. Non un programma elettorale ma un cronoprogramma nel quale il candidato Rettore fa delle promesse precise. Ci sono le cose da fare nei primi 100 giorni, le opere da completare entro il primo anno di mandato e poi ci sono le azioni di sistema.
La logica che ci siamo voluti dare tutti nella squadra che ho voluto costituire è darci una asticella alta.
Palermo merita una posizione migliore di quella attualmente percepita. Nell’ultima analisi fra i mille Atenei più importanti del Mondo Palermo si colloca fra 870 e 900 superata da Catania e Messina. Dobbiamo cambiare pelle, avere più coraggio, investire in maniera forte sulle persone e sull’offerta e potenziare soprattutto un’area attualmente sottodimensionata che è l’area umanistica che, guarda caso, nel Progetto Horizon che porterà, nel complesso, 135 miliardi per la ricerca di cui fra i 23 e i 28 per l’area umanistica che può e deve fare ricerca. Dobbiamo portare i tre ruoli ovvero didattica, ricerca e trasferimento della conoscenza, sullo stesso piano”.

 

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