L’Università di Palermo deve cambiare a cominciare da una revisione dei sui regolamenti per semplificare e rendere tutto meno ‘burocratico’. E’ questa la prima cosa da fare secondo il prof. Massimo Midiri, candidato Rettore dell’Università degli studi del capoluogo siciliano per il prossimo sessennio.

Massimo Midiri ospite di  BlogSicilia

Midiri, ospite degli studi di BlogSicilia, racconta la sua visione dell’Università del Futuro contrapposta a quella di Francesco Vitale che aveva raccontato poche ore prima sempre ospite degli studi di BlogSicilia il proprio programma.

Adesso è la volta di Midiri dire la sua e se in molti punti le idee coincidono fra i due candidati, ci sono, come è naturale che sia, visioni diverse su altri.

Divergenze fra i candidati sul futuro del Policlinico

La più grande differenza fra queste idee a confronto riguarda il Policlinico Universitario. “Il mio competitor immagina un ospedale Policlinico integrato con l’Ospedale Civico pe dar vita ad un gigante da 1500 posti letto, quello che viene ormai conosciuto come progetto del ‘Policivico’ – dice Midiri – niente di più sbagliato. E’ finita l’era in cui si consideravano le grandi dimensioni come necessarie per la sicurezza e l’efficienza. La pandemia ci ha dimostrato che non è così. Serve piuttosto diminuire il ricorso alle cure ospedaliere e portare in ospedale per lo più i pazienti che necessitano di terapia intensiva o semi intensiva, limitando al massimo i ricoveri ordinari guardando alla medicina domiciliare e territoriale. In questa ottica gli ospedali devono essere sempre più centri di eccellenza sul modello immaginato da Renzo Piano che poi è anche quello che la Regione sta facendo con l’Ismett 2 integrato al centro Rimed. Un modello con pianta ad H con un massimo di 500 posti letto ed alte specializzazioni. Ciò serve per garantire cure di alta specialità che siano anche appropriate ma anche alla formazione dei medici che si troveranno ad affrontare patologie importanti formandosi ad un livello superiore”.

“Per il Policlinico, dunque, immagino un nuovo ospedale moderno da realizzare nella grade area che sta oltre l’edificio 18 di Viale delle Scienze. Un ospedale di nuova generazione mentre l’attuale struttura deve diventare  un complesso di laboratori, aule e strutture destinate allo studio. Insomma un campus di medicina”

Così nascerebbe un altro campus in una università che è già diffusa sul territorio e che spesso non riesce a comunicare fra le varie strutture

“E’ vero l’UniPa ha diversi campus e su questo bisogna lavorare. E’ necessario collegarli fisicamente fra di loro con una mobilità verde, magari elettrica ma non soltanto in città. Penso alle sedi decentrate di Trapani, Caltanissetta ed Agrigento. A Trapani, ad esempio, c’è un ottimo campus ma si trova in mezzo al nulla. Intorno non ha niente. L’UniPa deve immaginare sistemi di collegamento certi, rapidi e scontati per tutti i suoi campus per immaginare un sistema in rete che dia certezze”

Le sfide future dell’UniPa

“Il prossimo Rettore si troverà di fronte una sfida epocale perché sono in arrivo i fondi del PNRR ma anche fondi Europei e fondi Ministeriali. L’Ateneo deve cambiare volto e pelle. Bisognerà lavorare molto non solo per l’Ateneo in maniera diretta ma anche in raccordo con le Istituzioni. Occorre creare un sistema di alta programmazione in raccordo con Comune di Palermo e Regione siciliana.  L’UniPa, inoltre deve guardare ai proprio campus ampiamente degradati e immaginare interventi in cooperazione. Servirà trasformare l’Università in una grande cabina di regia per un futuro che è già iniziato”.

Il nodo del rapporto con la politica

“Io ho iniziato la mia campagna con una lettera che era un forte richiamo alla laicità dell’Ateneo. I rapporti con la politica non devo essere viziati da ‘appartenenze’. Io non ho mai avuto tessere di partito e anche i miei rapporti di amicizia con Roberto Lagalla, che non nego, sono frutto di 30 anni di lavoro a fianco. Si tratta di un collega radiologo e di un ex Rettore. Ma l’attuale assessore regionale alla Formazione e all’Istruzione non è minimamente entrato in questa campagna, non ha scritto un rigo di programma”

Ma nei corridoi di Palazzo Steri si dice che lei, in fondo, è il candidato di Lagalla

“Nessuno è di nessuno. Non nego l’amicizia che, anzi, rafforzo. E’ chiaro che ogni tanto gli chiedo qualche consiglio perché è un ex Rettore, è un nostro decano ed un uomo di grane esperienza amministrativa. Ma rido quando leggo articoli che tentano di creare un nesso. Devo purtroppo deludervi: non c’è alcuna connessione. Il Rettore deve avere le mani libere e deve dialogare con tutto l’arco costituzionale”.

Un Ateneo aperto fino alle 24

“Sull’organizzazione immagino anche io navette green, magari elettriche per collegare i vari campus ma anche spazi comuni vivibili per studenti e professori ed un Ateneo che apra dalle 8 alle 24 fornendo servizi comuni non soltanto lezioni, spazi di condivisione docenti, studenti o anche solo studenti, strutture che permettano di studiare, confrontarsi, biblioteche aperte anche la sera e così via. In via Archirafi, ad esempio, serve accendere un mutuo, fare interventi di mesa in sicurezza e restauro, aprire o abbattere i cancelli e riunire tutta la struttura anche con l’Orto Botanico.  Si darebbe vita ad un altro campus ma si può anche raccordare col polo museale di Palermo e far diventare quell’area una zona’ bella’ di Palermo. Abbiamo tanti musei interessanti per il turismo ma anche per lo studio. Dobbiamo aprire l’Ateno anche alle associazioni e applicare appieno quella ‘terza missione’ di trasferimento della cultura verso la società. E Palazzo Steri, negli ultimi anni un po’ troppo arroccato e autoreferenziale, deve diventare patrimonio di tutti aperto alla città”.

Come differenziarsi dalle università telematiche in crescita?

“La parola chiave sono i laboratori uniti al concetto stesso di socialità e aggregazione che un grande Ateneo, un Mega Ateneo come Palermo può fornire ancora di più unendo i suoi poli per diventare l’Università della Sicilia occidentale. Sono i laboratori tecnici, umanistici, linguistici, in campo aperto come quelli di agraria, insomma la capacità di testare sul campo le conoscenze acquisite e di imparare facendo sono la differenza”

“Dobbiamo creare una offerta formativa attraente, avvincente”.

Ma tutte queste cose da fare non saranno un libro dei sogni? Ci sarà il tempo di fare tutto in sei anni?

“E’ vero le cose da fare sono tante. Per questo abbiamo presentato un programma diverso. Non un programma elettorale ma un cronoprogramma nel quale il candidato Rettore fa delle promesse precise. Ci sono le cose da fare nei primi 100 giorni, le opere da completare entro il primo anno di mandato e poi ci sono le azioni di sistema. la logica che ci siamo voluti dare tutti nella squadra che ho voluto costituire è darci una asticella alta. Palermo merita una posizione migliore di quella attualmente percepita. Nell’ultima analisi fra i mille Atenei più importanti del Mondo Palermo si colloca fra 870 e 900 superata da Catania e Messina. Dobbiamo cambiare pelle, avere più coraggio, investire in maniera forte sulle persone e sull’offerta e potenziare soprattutto un’area attualmente sottodimensionata che è l’area umanistica che, guarda caso, nel Progetto Horizon che porterà, nel complesso, 135 miliardi per la ricerca di cui fra i 23 e i 28 per l’area umanistica che può e deve fare ricerca. Dobbiamo portare i tre ruoli ovvero didattica, ricerca e trasferimento della conoscenza, sullo stesso piano”

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