Numerosi i ricordi in questo ventottesimo anniversario della strage di Capaci da parte del mondo politico e istituzionale.
“Ventotto anni fa, sull’autostrada A29 all’altezza di Capaci , lo Stato poteva capitolare sotto il peso di 500 chilogrammi di tritolo. La vigliacca uccisione di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro aveva l’obiettivo di piegare le istituzioni repubblicane ai voleri delle cosche e ribadire l’invincibilità della mafia. Invece , il sacrificio di questi cinque eroi civili ha aperto una stagione di lotta e di speranza, una presa di coscienza della società civile che ha consentito quella riscossa morale della Sicilia che ha portato a disarticolare e infliggere un colpo durissimo alla criminalità organizzata” sottolinea Gianluca Rizzo, Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati.
“Da siciliano sono orgoglioso di quel moto d’indignazione che seppe rompere una subalternità culturale al potere mafioso – prosegue Rizzo – aprendo la stagione della riscossa delle legalità e della bonifica delle connivenze tra potere politico, lobby economiche e mafia. Se la stagione dello stragismo è alle spalle non dobbiamo dimenticare gli insegnamenti di Falcone, quando indicava le capacità della mafia di mimetizzarsi e rigenerarsi con altri vestiti e modalità.”
“ Per la Sicilia degli onesti, il 23 maggio non è una semplice ricorrenza – prosegue il Presidente Rizzo – è il giorno che ci ricorda che la lotta alla mafia non deve avere tregua , che non dobbiamo mai abbassare la guardia rinnovandola ogni giorno nelle istituzioni e nella società.”
“Tanto più oggi – conclude Rizzo – che con la crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19 , la mafia con la sua immensa disponibilità di denaro frutto di attività illecite, rischia di approfittare del disagio sociale per far girare al contrario l’orologio della storia. Compito delle istituzioni tutte è fare argine a questo pericolo con una seria politica di contrasto alla povertà e alla disoccupazione, ricostruendo e rilanciando la nostra economia in modo da assicurare a tutti benessere e giustizia sociale”.
“Il seme di speranza piantato da Giovanni Falcone continui a germogliare nelle nostre coscienze. Anche se oggi l’emergenza sanitaria ci costringe a manifestazioni sottotono, sappiamo bene che l’attenzione deve restare altissima da parte di tutti. Da parte di magistratura, forze dell’ordine, istituzioni pubbliche e politica, comunemente impegnati nel mettere in campo ogni mezzo, volto a contrastare la criminalità organizzata e qualsiasi forma di illegalità. Da parte, certamente, di tutti i membri della società che desidera un riscatto: giovani, famiglie, lavoratori, volontari impegnati con l’esempio quotidiano a rifiutare anche il più piccolo atteggiamento di mafiosità e a diffondere lo stesso seme di giustizia che fu di Falcone, Borsellino, dei martiri che morirono al loro fianco e di tutte le vittime del sangue sparso dai mafiosi” dichiarano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle.
“Ricordiamo e trasmettiamo ai nostri figli: grazie al loro sacrificio la Sicilia non è e non potrà più essere la terra della mafia”. Così il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, ha commemorato i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, gli agenti della scorta, intervenendo oggi alla Conferenza dei rettori delle università siciliane, a cui hanno preso parte magistrati, docenti e studenti.
“Ho voluto sottolineare il contributo straordinario dato da questi eroi alla giustizia – ha detto Armao -. Senza di loro non ci sarebbe stato quel cambiamento culturale che ha consentito di vincere la più importante battaglia contro la mafia. Siamo convinti, però, che la guerra si può vincere, così come auspicava Falcone, soltanto con un profondo cambiamento culturale della nostra Sicilia”.
“Giovanni Falcone era un giurista completo che trovava la radice dei propri valori nell’essere uomo di diritto. Si laureò in diritto amministrativo. Fu, poi, giudice civile, penale e straordinario inquirente – ha sottolineato il vicepresidente -. Un giurista completo, e per questo ancor più efficace, un giudice equilibrato e attento al valore incredibile della prova, che ha interpretato come missione di vita i valori del diritto e della giustizia”.
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