Incredibile a dirsi ma a meno di 24 ore dalla ripartenza le regole per la riapertura di negozi, bar, ristoranti, parrucchieri e barbieri sono ancora relegate alle indiscrezioni. Non c’è nessun documento ufficiale al quale i commercianti possano fare riferimento. Una vera e propria follia assoluta senza spiegazione e dietro la quale sta uno scontro fra lo Stato e le Regioni.

Il presidente Musumeci ha pronta la sua ordinanza ma alle 22,30 di ieri sera ha fatto sapere di non poterla firmare perchè non è ancora arrivato il decreto nazionale che emana le linee guida che devono essere recepite dalle regione e demanda alle stesse regioni la facoltà di ampliare o restringere il campo di queste regole in base ad alcuni parametri.

Un decreto che, è arrivato poco dopo l’una della notte ma ha lasciato tutti a bocca aperta. Secondo indiscrezioni il contesto approvato dal Consiglio dei Ministri sarebbe diverso rispetto all’accordo che era stato raggiunto in sede di conferenza Stato Regioni e reso noto ieri mattina. Insomma il governo non avrebbe rispettato gli accordi e per questo le Regioni, non solo la Sicilia, non hanno ancora emanato l’ordinanza.

A confermare che qualcosa non va è il Presidente della Liguria Giovanni Toti che all’una di notte posta su Facebook l’allarme “Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle Regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il Premier Conte e il Ministro Boccia. Il Decreto del Presidente del Consiglio che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrisponde all’accordo politico raggiunto ieri. Le linee guida per la riapertura delle attività commerciali, concordate con le categorie, devono essere chiaramente recepite. Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Sennò troppi pareri tecnici e troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente”

Poco dopo sulla propria pagina personale anche Musumeci interviene “Con tutti i presidenti di Regione italiani siamo tornati a riunirci adesso, a tarda notte, con il presidente del Consiglio Conte. Rivendichiamo il diritto di fare ripartire le attività economiche e iniziare il graduale ritorno alla normalità. Serve responsabilità. E chiediamo al governo centrale di recepire le nostre linee guida adottate da tutte le Regioni italiane. La mia ordinanza è già predisposta. Nessuno vuole fare strappi, ma la gente inizia a non capire”

E dunque la notte è passata in videoconferenza. Un incontro durato fino alle 4 del mattino circa e una soluzione che lascia l’amaro in bocca. Le Regioni dovranno emanare le loro ordinanza ma per farlo dovranno solo avere fiducia. Il governo si è impegnato a recepirle nella versione definitiva del decreto in fase di pubblicazione. Insomma un accordo sulla parola ma senza carte a supporto.

Il nodo che ha portato alla lunga notte è quello degli allegati. Insomma il decreto nazionale detta le sue regole ma non allegava le ordinanze regionali e questo avrebbe creato una grande confusione. Un esercizio siciliano o Ligure quali regole avrebbe dovuto seguire? Quelle generali o quelle regionali? E soprattutto le autorità di controllo a quali si sarebbero attenute? Alla fine della conferenza i governatori hanno ottenuto che le ordinanze regionali vengano allegate al decreto nazionale in modo che il recepimento delle regole avvenga in maniera esplicita ed inequivocabile.

Ma intanto a fare le spese di tutto questo sono i commercianti che devono aprire senza certezza delle regole. Una cosa che vale anche e soprattutto per la Sicilia che potrebbe aprire molto di più di altre regioni.

Nell’isola, infatti, a distanza di una settimana dall’allarme sul picco di trasmissibilità del virus, arriva l’atteso dato che riporta la situazione ad un indice normale, praticamente dimezzato rispetto alla settimana precedente. L’indice rilevato nella settimana che va dal 9 al 15 maggio la trasmissibilità siciliana è dello 0,54 contro l’1,12 di venerdì 8 maggio. Già allora si era detto che si trattava di un indice che poteva essere falsato da almeno due dati. Adesso arriva la conferma che quel picco era una anomalia temporanea.

Sono sette i territori con indice più basso di quello siciliano ma si tratta in tutti gli altri casi, di regioni piccole o con bassa popolazione con due eccezioni. Insomma fra le grandi regioni la Sicilia ha l’indice più basso.

Meglio va alla Sardegna che con l’indice 0,24 è la Regione con il più basso rischio in assoluto, poi c’è la Basilicata con 0,27, la Calabria e il Molise con 0,34, la Valle D’Aosta con 0,38, la Toscana con 0,39 nonostante i picchi numerici di contagio dei giorni scorsi e la Liguria con 0,48

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