Non ci fu alcuna violazione della privacy, trattamento illecito di dati o abuso d’ufficio. Gioacchino Genchi è stato assolto nel contesto di un processo che scaturisce da infinita querelle che ha avuto strascichi giudiziari e pesantissime polemiche.
La sentenza
La quinta sezione del tribunale di Palermo presieduta da Donatella Puleo, a latere Salvatore Flaccovio e Marina Minasola, ha assolto Gioacchino Genchi, consulente informatico, accusato di trattamento illecito di dati e abuso d’ufficio “perché il fatto non costituisce reato”, disponendo la restituzione all’imputato dei beni in sequestro. La Procura aveva chiesto la condanna dell’imputato a due anni di reclusione oltre alle pene accessorie.
Le accuse
Gioacchino Genchi era accusato di aver violato i dati personali dell’ex vice procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna acquisendo i suoi tabulati telefonici quando era consulente informatico dell’ex pm Luigi de Magistris e non ha commesso nessun reato rendendo nota la sua rete di rapporti nel libro-intervista ad Edoardo Montolli “Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato”. Genchi, che è stato difeso dall’avvocato Fabio Repici, aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione nel corso del processo, che si trascina dal 2009. Cisterna si era costituito parte civile.
L’inizio della vicenda
Tutto cominciò quando Genchi era stato nominato consulente dal pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, nelle inchieste “Poseidone” e “Why Not”. Come sostenuto nella memoria difensiva dell’avvocato Repici, “a ben leggere il contenuto del libro, tanto i contenuti dell’intervista, che le considerazioni dell’intervistatore, non riportano alcun dato personale del dottor Alberto Cisterna, trattandosi tutte di informazioni pubbliche, già ampiamente divulgate da fonti aperte”. Su questa vicenda era stato presentato un esposto al garante della privacy che gli aveva inflitto una sanzione di 192 mila euro, annullata prima dalla sezione civile del tribunale di Palermo e poi dalla Cassazione, che ha rigettato il ricorso del Garante e ha integralmente confermato la sentenza del tribunale di Palermo.
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