- Il Ministero dell’Interno a erogare i benefici a vittime di mafia
- Il ricorso del figlio di una guardia giurata morta in una rapina
- Vi fu accertamento della matrice mafiosa dell’omicidio
- Vinto anche l’appello, lo Stato dovrà dare un vitalizio
Anche in Appello viene confermata la condanna al Ministero dell’Interno a erogare i benefici previsti per la legge a favore dei familiari delle vittime della mafia anche in favore di un ex guardia giurata agrigentina vittima della criminalità organizzata locale.
L’omicidio durante una rapina
D.S., agrigentino, figlio dell’ex guardia giurata deceduta, nel 1991, nel corso di una tentata rapina a un furgone portavalori per il quale stava effettuando il servizio di scorta, a seguito dell’accertamento della matrice mafiosa dell’omicidio, aveva ottenuto, per se e i suoi familiari, la concessione, da parte del Ministero dell’Interno, dei benefici previsti dalla normativa in favore dei familiari delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
Il figlio chiede assegno vitalizio
Successivamente, lo stesso chiedeva la concessione degli ulteriori benefici assistenziali previsti dalla legge; istanza che, tuttavia, nel 2013, veniva respinta dal Ministero dell’Interno che, contestualmente, disponeva la sospensione immediata – e poi la successiva revoca – anche dei benefici e dell’assegno vitalizio in precedenza concessi sul presupposto dell’asserita insussistenza in capo allo stesso dei requisiti soggettivi previsti dalla legge e, in particolare, la non estraneità di D.S. ad ambienti delinquenziali.
Il ricorso al giudice
Quest’ultimo, allora, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Mario La Loggia, ha deciso di proporre ricorso giurisdizionale al fine di ottenere l’accertamento del suo diritto all’erogazione dell’assegno vitalizio e degli altri benefici già in precedenza goduti e, per l’effetto, la condanna del Ministero alla loro corresponsione, previa disapplicazione e/o annullamento dei provvedimenti di diniego e di revoca. In particolare, i legali hanno censurato l’operato dell’amministrazione, lamentando l’ingiustizia del mancato riconoscimento, in favore del ricorrente, dei benefici previdenziali e assistenziali richiesti e riconosciuti per legge in favore dei familiari delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, attesa l’assoluta estraneità dello stesso alla vita malavitosa.
La sentenza che condanna il Ministero
Il Tribunale di Palermo, in funzione di Giudice del Lavoro, previa disapplicazione dei decreti ministeriali impugnati, ha dichiarato il diritto di S.D. A ottenere l’elargizione dell’assegno vitalizio e degli ulteriori benefici assistenziali, condannando, per l’effetto, il Ministero convenuto a erogare i relativi benefici. La sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello di Palermo che ha respinto il ricorso in appello proposto dal Ministero dell’Interno. Ora D.S. potrà finalmente ottenere l’elargizione dei benefici previdenziali e assistenziali riconosciuti dalla legge a chi, come lui, ha subito incolpevolmente la perdita di un proprio caro per mano della criminalità organizzata.
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