Nessun caso di omonimia, il Toto Cordaro indagato per voto di scambio dalla Procura di Termini Imerese, insieme ad altre 95 persone, sarebbe proprio l’assessore regionale al Territorio e Ambiente.
Eppure l’assessore sabato scorso, in una conferenza stampa appositamente indetta, aveva spiegato che di omonimia si trattava, dichiarando: “Rileggendo l’avviso conclusione indagini alla pagina 32 c’è scritto: con la recidiva generica di Cordaro Salvatore. Ho pensato che si tratti di un altro, perché non sono mai stato processato nella mia vita. Il mio casellario giudiziale e il certificato di carico pendenti sono puliti”.
Ma le cose starebbero diversamente. A ricostruire quanto accaduto, durante la campagna elettorale del 2017 per le amministrative di Termini Imerese, è il Giornale di Sicilia di oggi.
“Domani sera ho appuntamento con quel personaggio importante che viene e conferma il fatto, va bene?”. Il candidato poi eletto sindaco, Francesco Giunta, con queste parole avrebbe rassicurato Il dipendente comunale Agostino Rio in merito all’assunzione di Giuseppe Pileri – come corriere per una società di spedizioni – cognato del genero Giacomo Carlisi. Assunzione che sarebbe avvenuta solo se Pileri avrebbe votato e fatto votare per Giunta.
Secondo quanto riporta ancora il Giornale di Sicilia, “Questi gli spiegava – scrive il pm Annadomenica Gallucci – che si trattava di una società che collaborava con la Tnt e che il posto era stato ottenuto tramite Salvatore Cordaro”, cioè “quel personaggio importante” che avrebbe portato a termine la raccomandazione.
“Stando a quanto detto dal Giunta al Rio – continua la pm –, doveva identificarsi nell’avvocato e deputato all’Assemblea regionale siciliana Salvatore Cordaro detto Toto”.
Le carte dell’inchiesta dunque, dipanerebbero la matassa sul caso di omonimia a sfavore dell’assessore che risulterebbe pertanto indagato.
Abitudini e incontri di Cordaro sarebbero stati costantemente monitorati dalla compagnia di Termini Imerese, anche perché, Agostino Rio, avrebbe fatto più volte riferimento all’attuale assessore nel corso delle intercettazioni.
Rio, che tramite numerose conoscenze vantava di avere un buon pacchetto di voti, avrebbe cercato un candidato allo scopo di trovare politici disposti a dare posti di lavoro. Prima si sarebbe rivolto al candidato sindaco Pippo Preti senza esito positivo, per poi approdare a Francesco Giunta.
Secondo quanto emerso ancora dalle intercettazioni, due giorni prima delle elezioni, Maria Grazia Rio, figlia di Agostino, avrebbe chiesto al padre chiarimenti in merito all’incontro della sera prima con il marito Giacomo Carlisi.
Rio le rispondeva di avergli parlato dell’incontro che quella sera avrebbe avuto “con quello”.
“La persona che il Rio doveva incontrare quella sera e che effettivamente incontrava – scrive il pm Gallucci – era il deputato regionale Salvatore Cordaro. I carabinieri osservavano Rio, Giunta e Cordaro mentre parlavano nel corso di un comizio. L’incontro doveva aver portato i frutti sperati perché già il giorno dopo non solo Maria Grazia Rio reiterava al padre la richiesta di facsimili elettorali grandi, ma gli diceva anche che stava arrivando il marito. Ottenute le dovute garanzie dell’assunzione, la campagna elettorale ripartiva con un nuovo slancio”.
I carabinieri hanno anche concentrato la loro attenzione su una foto del 23 giugno del 2017, durante il comizio di chiusura della campagna elettorale e che ritrae i più noti personaggi che sarebbero finiti indagati nell’inchiesta: Salvino Caputo, Alessandro Pagano, Toto Cordaro, Agostino Rio, Francesco Giunta, Giuseppe Di Blasi e Loredana Bellavia.
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