Dallo Zen arriva un grido di rabbia per lo scandalo che ha travolto l’ormai ex preside della Scuola intitolata a Giovanni Falcone. I genitori degli alunni si sentono presi in giro da chi postulava narrazioni legalitarie e poi, come dimostrano le indagini, si comportava in modo diametralmente opposto.

Nei giorni scorsi la dirigente scolastica Daniela Lo Verde, a capo da 10 anni della scuola Falcone dello Zen e Cavaliere al merito della Repubblica, è stata arrestata venerdì a Palermo con l’accusa di utilizzare per lussi personali parte dei fondi dedicati ai ragazzi della scuola.

Questa mattina, nel corso dell’Assemblea pubblica che ha celebrato l’incontro tra la nuova dirigenza della scuola e i genitori, è volata qualche parola di disgusto per quanto accaduto. Parola d’ordine, Vriuogna, ovvero vergogna in dialetto siciliano.

Adesso si volta pagina. La scuola è stata affidata alle cure di Domenico Di Fatta. Il dirigente scolastico “ritorna” allo Zen dopo dieci anni. Preside “in prima linea”, Di Fatta dopo l’esperienza alla Falcone dello Zen aveva diretto istituti scolastici a Brancaccio ed a Ballarò.

Il neo preside: “Non c’è più fiducia nella scuola”

Ecco come Di Fatta pensa di ripristinare il patto tra scuola e famiglie. “Senza entrare nel merito delle indagini – ha detto il preside Domenico Di Fatta – le immagini che si sono viste non sono belle. I genitori si sentono traditi, non hanno più fiducia nella scuola e quello che dovrò fare io sarà quello di riconquistare quella fiducia. Facendo capire che se errori ci sono stati, sono stati di un singolo ma che gli altri docenti sotto la mia guida continueranno con la correttezza di quando io sono stato qui dieci anni fa. Per riconquistare le famiglie ascolterò i genitori e prenderò i contatti con le associazioni che operano nel quartiere”.

Gesto simbolico

Il dirigente scolastico dell’istituto “Saladino”, Giusto Catania, ha rimarcato l’iniziativa simbolica di questa mattina. “Quello che è avvenuto – ha sottolineato – è un trauma per la scuola palermitana non solo del quartiere. Per questa ragione la risposta della scuola palermitana è di attenzione, di vicinanza, perché la scuola è un presidio democratico e sociale fondamentale e dobbiamo evitare che ci siano degli elementi traumatici che possano turbare il ruolo fondamentale che deve svolgere la scuola”.

Pennino: “Io donna dello Zen”

L’assessore Rosi Pennino ha voluto rimarcare le sue origini: “Rivendico orgogliosamente di essere una donna dello Zen, di aver frequentato le scuole allo Zen di ogni ordine e grado. Questa vicenda mi ha toccato nel profondo perché rischia di portare ancora più angoscia nel disamore nei confronti delle istituzioni. E rischia di far sentire ancora più abbandonato un territorio che è già di per sé difficile e complesso e comunque abbandonato. Come assessore alle Attività sociali la prossima settimana convocherò una riunione interistituzionale mettendo insieme tutte le forze attive sociali presenti nel territorio. Si programmerà insieme iniziative che riportino i servizi e la centralità delle istituzioni, oltre che speranza. Bisogna ricucire addosso una mappatura che riporti allo Zen servizi e che ricolleghi il quartiere con il resto della città”.

Il sindaco: “Allo Zen, alla Scuola Falcone non è ammesso tradimento”

Il sindaco Lagalla ha invece ricordato l’importanza dell’istituzione scuola che deve andare oltre alle persone. Il reale valore resta quello del messaggio educativo e dell’impegno delle istituzioni.  “Sono sgomento per ciò che viene in questo momento alla luce rispetto alle indagini – ammette il primo cittadino -. Io mi auguro che alla fine, non so come non so quando, possa essere dimostrato nell’interesse della scuola e dei messaggi formativi che abbiamo fatto solo un brutto sogno. Perché personalmente da assessore regionale all’Istruzione prima e adesso da sindaco ho sempre ritenuto che questa scuola fosse, è e continua a essere un avamposto che merita ogni generosità, ogni dedizione, ogni impegno. Non ammette il tradimento, neanche il più piccolo e il più insignificante”.

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