E’ stato un sabato pomeriggio da dimenticare quello appena trascorso per Santo Randazzo, 29 anni, di Pozzallo.
Il giovane stava bevendo un caffè in un bar di via Montanina, nel centro della cittadina del Ragusano, quando è stato selvaggiamente picchiato.

Della vicenda, portata alla luce da Ragusa Oggi, ha scritto anche BlogSicilia a seguito della denuncia dei genitori secondo i quali si tratterebbe di una aggressione omofoba.

Randazzo sarebbe stato avvicinato da un ragazzino di 16 anni che per l’ennesima volta lo avrebbe apostrofato con termini offensivi che facevano chiaramente riferimento alla sua omosessualità. Il 29enne avrebbe invitato il giovane ad andare via e a non disturbarlo senza sortire alcun effetto.

Poco tempo dopo, in un secondo bar, nel quale nel frattempo si era recato Randazzo, è scattato il pestaggio ad opera di un gruppo di persone che lo hanno picchiato selvaggiamente procurandogli la frattura del setto nasale, lesioni varie e trauma cranico e toracico.

Almeno, questo è quanto è stato possibile apprendere subito dopo i fatti.

Adesso indagano i carabinieri, coordinati dalla Procura di Ragusa e dal procuratore Fabio D’Anna, e stanno cercando di capire i motivi scatenanti l’aggressione, cercandoli anche nel passato di Randazzo, ex tossicodipendente con precedenti penali per droga. Un passato con il quale Randazzo avrebbe chiuso. E poi c’è il ‘mistero’ di quel taglierino che il 29enne aveva in tasca al momento dell’aggressione.

Randazzo e la madre hanno deciso di fornire la loro versione dei fatti in una intervista pubblicata da Repubblica Palermo.

“Mio figlio è stato esasperato da mesi di vessazioni perché gay – dice la madre -. Non fatela passare per una lite tra spacciatori, perché lui non lo è più. Ha scontato la sua pena, ha sbagliato ma da anni è seguito da un Sert”.

Le indagini dovranno appurare se si sia trattato di un raid omofobo, come denunciato in un primo momento, o di un’aggressione maturata nel mondo della droga.

Intanto Randazzo, che giovedì verrà operato all’ospedale di Modica per la frattura del setto nasale, sostiene che quel ragazzino da mesi lo aveva preso di mira, insultandolo con frasi offensive.

“Frocio di merda” e “i froci come te devono morire”, queste sarebbero state le frasi rivolte a Randazzo dal ragazzino.

Randazzo, condannato in passato a quattro anni e mezzo per spaccio di droga assicura di essere ormai da tempo fuori dal giro.

La madre spiega ancora a Repubblica Palermo cosa l’ha spinta a denunciare: “Ho denunciato quello che è successo proprio perché temevo che finisse così. E cioè che se alla fine mio figlio fosse morto, sarebbe morto solo un tossicodipendente pregiudicato. E invece non è così. Sì, mio figlio aveva un taglierino ma non lo ha utilizzato contro quel ragazzino. Mio figlio è un bonaccione”.

Santo Randazzo ribadisce la sua versione dei fatti, raccontando che stava bevendo il suo caffè, tranquillamente seduto ad un tavolino del bar, quando il ragazzino avrebbe iniziato ad offenderlo con quelle frasi ingiuriose.
Randazzo avrebbe reagito dicendogli che se non fosse andato via gli avrebbe dato un calcio nel sedere.

Resta da chiarire perché Randazzo, dopo la lite con il minorenne, si sia recato nel bar della zia del 16enne, zia che lo avrebbe “messo in guardia” dal padre del ragazzino.

Poco dopo sarebbero arrivate quattro persone che non avrebbero esitato a mettere in atto il feroce pestaggio ai danni di Randazzo con calci e pugni.

“Non sono riuscito a pronunciare nemmeno una frase”, dice Randazzo ammettendo che aveva il taglierino in tasca ma assicurando di non averlo usato.

Una brutta storia di violenza e sopraffazione sulla quale bisogna ancora far luce. Adesso Santo Randazzo dice di voler andar via da Pozzallo, dove non si sente più al sicuro e lancia anche un appello a tutti i genitori, affinché insegnino ai figli “che i gay non sono anormali e hanno il diritto come tutti di amare, essere amati e sentirsi liberi”.

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