La difesa di Davide Corallo, 33 anni, l’ex carabiniere accusato dell’omicidio dello chef modicano Peppe Lucifora, ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito. Nel corso della sua arringa, al palazzo di giustizia di Siracusa dove si sta celebrando il processo con il rito abbreviato, il legale ha sostenuto che non vi sono riscontri sul coinvolgimento dell’imputato nel delitto.
La relazione sessuale
Secondo la tesi della Procura di Ragusa il movente dell’omicidio è passionale e lo stesso avvocato dell’imputato ha ammesso della sussistenza di una relazione sessuale tra Lucifora e Corallo, con quest’ultimo, come ha ricordato il legale, che l’ha riferita, nei mesi successivi al rinvenimento del cadavere, in ogni dettaglio, in occasione di un interrogatorio davanti ai carabinieri.
I rilievi del Ris
Il difensore, proseguendo nella sua ricostruzione, ha anche detto che dall’esame compiuto dai carabinieri del Ris di Messina nelle abitazioni nella disponibilità dell’imputato non è stato trovato nulla che potesse legarlo alle tracce rinvenute nella casa di Lucifora dove si è consumato il delitto.
Un altro movente e l’intercettazione
Inoltre, il legale di Corallo ha fornito un altro possibile movente riconducibile alla drammatica fine dello chef modicano, che, di fatto, scagionerebbe Corallo. L’avvocato ha messo sul piatto una intercettazione tra un sacerdote di Modica, amico di Lucifora, ed un’altra persona, nel corso della quale il parroco ipotizza di una partita di droga scovata dalla vittima in ospedale dove lavorava come cuoco.
La richiesta dell’accusa
Nella precedente udienza, il pm della Procura di Ragusa, Francesco Riccio aveva chiesto una condanna a 16 anni di carcere. Nelle prossime ore, al termine della Camera di Consiglio, il Tribunale darà lettura della sentenza.
La ricostruzione del delitto
Secondo quanto emerge nella tesi dell’accusa, il cuoco sarebbe stato prima tramortito e poi strangolato.
Le analisi nell’armadietto
Le indagini si orientarono su Corallo dopo la scoperta nell’armadietto di Lucifora, in ospedale dove lavorava come cuoco, delle analisi del carabiniere.
Le cause della morte di Lucifora
L’autopsia eseguita sul cadavere dello chef modicano svelò che l’uomo morì per asfissia dopo essere stato picchiato e strangolato. Non avendo più notizie della vittima, i familiari del cuoco allertarono i Vigili del fuoco del comando provinciale di Ragusa che si recarono nell’appartamento di largo XI febbraio. Sfondarono la porta trovando Lucifora riverso a terra, senza vita.
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