• Nuova interrogazione parlamentare del deputato Ars del Pd, Nello Dipasquale
  • Nel mirino tre incarichi per lavori negli ospedali del Ragusano affidati allo stesso consulente
  • La documentazione inviata anche in Procura

“Ben tre incarichi professionali su quattro sono stati affidati allo stesso professionista, un ingegnere”. Lo denuncia il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale, in merito ai lavori nel Ragusano per la riorganizzazione delle rete ospedaliera siciliana. “Nello specifico – aggiunge DiPasquale – si tratta del coordinatore della sicurezza per l’ospedale Maggiore di Modica, coordinatore della sicurezza per l’ospedale Guzzardi di Vittoria, direzione lavori per il Giovanni Paolo II di Ragusa”. La documentazione, come assicura il deputato del Pd, è stata inviata alle Procure siciliane.

Interrogazione parlamentare

Nel mirino del deputato, che ha presentato una nuova interrogazione parlamentare, è finito, ancora una volta, Salvatore D’Urso, a capo della struttura tecnica di supporto per il piano di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19   , nominato da Musumeci nell’ottobre scorso, con cui Dipasquale è entrato in polemica in merito alla gestione dei 128 milioni del Governo nazionale.

Visita all’Asp

“Mi sono recato all’Asp di Ragusa – dice Dipasquale – per chiedere copia degli atti da me richiesti con specifico riferimento agli incarichi professionali conferiti nella mia Provincia sui quattro dei 79 interventi previsti ed elencati nel Piano. Da una prima lettura sono emerse subito delle anomalie che vanno chiarite il prima possibile”.

“Anomalie nelle assegnazioni”

Secondo il parlamentare regionale del Pd, dalla lettura delle carte, emergono “anomalie se si considera che la normativa di riferimento vieta espressamente affidamenti allo stesso operatore per la medesima categoria di servizi per il principio della rotazione degli affidamenti degli incarichi”.

“Mancano i compensi”

Con i documenti in mano, il deputato regionale del Pd, assicura che “negli atti di affidamento dell’incarico non è menzionato il compenso per la prestazione indicata, ma si fa riferimento solo al limite di 150mila euro. Un limite, quest’ultimo, non conforme alla legge che prevede, invece, un tetto di 75mila euro.

“E’ chiaro che in tutto ciò qualcosa sembra non funzionare a dovere – conclude Dipasquale – cominciando proprio dalla nomina dello stesso professionista per tre incarichi su quattro, un fatto gravissimo. Per questo con una nuova interrogazione ho sollecitato risposta alla precedente e, in più, di a avere copia degli atti di incarico tecnico professionale su tutte le 79 opere con i relativi impegni di spesa”.