L’eco della violenta aggressione ai danni di 4 agenti di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Noto non si è spenta.
Aggressioni e spaccio di droga
I sindacati denunciano situazioni analoghe in altre strutture, come ad Augusta, dove, ormai, secondo la loro narrazione, i detenuti hanno preso in mano le redini del comando, al punto che non solo si ripetono episodi di violenza contro il personale ma accade anche, con incredibile frequenza, che entrino droga e telefonini. La segreteria generale della Federazione sindacati autonomi ha scritto al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, per lanciare l’allarme.
Carcere come porto franco
“Pochi colleghi in servizio a Noto di cui quattro stesi – si legge nella lettera del sindacato al ministro Cartabia – per bene da alcuni detenuti che gridavano loro contro che non avevano nulla da perdere, tanto lo Stato è inerme, infatti nelle carceri entra droga, entrano cellulari, entrano armi (vedi Frosinone) entrano ed escono messaggi, può darsi che riusciranno anche a far entrare qualche prostituta (o prostituto per par condicio di genere) per il diletto ed il sollazzo dei cittadini criminali che, essendo andati a Scuola nelle carceri italiane, usciranno ancor più criminali di prima”.
Lacciuoli per gli agenti penitenziari
Secondo il sindacato, la Polizia penitenziaria ha troppi lacciuoli che impediscono di tenere sotto controllo, dal punto di vista della sicurezza, la situazione nelle carceri.
“Forse come organizzazioni sindacali – scrivono il sindacato – dovremmo smettere di mantenere un profilo istituzionale ed iniziare ad informare correttamente l’opinione pubblica sul fatto che la notte, Istituti di pena importanti in Italia, sono gestiti da un manipolo di appartenenti al Corpo, in spregio di qualsiasi norma di buon senso, con legacci operativi che sanno di medioevo, mentre l’impunità e la presunzione dei detenuti cresce ogni giorno di più, perché non ci può essere recupero alle regole se non esiste la disciplina”
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