Nelle ore scorse, nel carcere di Augusta, si è verificata l’ennesima aggressione ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria. E’ la punta di un iceberg molto esteso, come da tempo spiegano i sindacalisti, per i quali i problemi sono a monte, sia strutturali sia di gestione della stessa popolazione carceraria.

Il sovraffollamento

In merito al primo nodo, secondo una fonte del sindacato, la capienza della casa di reclusione di Augusta è di “250 unità”, peccato che il numero di detenuti sia quasi il doppio, “oscilla tra 450 e 500 unità”, per cui è evidente che la struttura è piena a tappo e la convivenza risulta difficoltosa.

Aggressioni, suicidi e scioperi della fame

E basta poco per scatenare le aggressioni ma si verificano anche reazioni diverse, come i casi di suicidio e gli scioperi della fame, alcuni dei quali finiti in tragedia, come avvenuto nei mesi scorsi con due detenuti, deceduti in ospedale per le conseguenze della loro protesta.

I limiti del presidio psichiatrico

Eppure nella struttura, come racconta a BlogSicilia il sindacalista c’è un presidio psichiatrico con la presenza di uno specialista in grado, in teoria, di seguire il percorso dei detenuti che manifestano disagi.

“Il problema – racconta a BlogSicilia – è che lo psichiatra è a disposizione, generalmente, due volte ogni settimana, per cui mi chiedo come sia possibile per un detenuto, con evidenti problemi, seguire un percorso terapeutico. E’ chiaro che, non per colpa del medico, quei detenuti, non essendo curati come prevedono i protocolli manifestano una forte aggressività che poi sfocia come sappiamo”.

“Ridotte attività di rieducazione”

Ma non c’è solo questo, a parere del sindacalista, perché, secondo la sua analisi, negli ultimi anni si è registrata una stretta sulle attività legate alla rieducazione del detenuto. “Dobbiamo metterci in testa che Augusta è una casa di reclusione, vuol dire – prosegue – che sono ospitate persone che hanno sulle spalle condanne definitive. Spesso, sono pene di pochi anni, per cui il compito della struttura è metterli in condizione di essere preparati per la loro “seconda vita”, seguendo, insomma, un percorso onesto ed evitare così di incappare nel crimine. Per fare questo, sono necessarie le attività di preparazione al lavoro ma anche iniziative di carattere ludico. Ebbene, da qualche anno si sono ridimensionate. E credetemi questo influisce sullo stato psicologico del detenuto”.

Lo scontro interno tra sindacati e amministrazione

Come se non bastasse, ci sono anche le lotte intestine, tra sindacati, o meglio una parte di essi, e l’amministrazione del carcere. Di recente, il giudice del lavoro di Siracusa ha condannato il ministero della Giustizia-Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e la casa di reclusione di Augusta per condotta antisindacale nei confronti di un dirigente nazionale del Sippe, Sebastiano Bongiovanni, agente penitenziario in servizio nel carcere di Augusta.

A sostegno dello stesso sindacalista, è scesa in campo la Fp Cgil, che nel Siracusano, ha come referente Giuseppe Argentino che ha chiesto, in una lettera inviata al sottosegretario alla Giustizia, di intervenire, sollevando perplessità anche sul comando della Polizia penitenziaria.

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