Il Tribunale di Siracusa ha disposto la scarcerazione di Rosario Vinci, 30 anni, melillese, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come il capo di una presunta associazione, specializzata nel traffico di droga tra  Siracusa, Melilli e Villasmundo.

E’ stata così accolta l’istanza, presentata dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Puccio Forestiere e Fabiola Fuccio ed i giudici hanno optato per la detenzione del 30enne nella sua abitazione.

Operazione White Mountains con 7 arresti

L’uomo venne arrestato un anno fa dai carabinieri al termine dell’operazione White Mountains, insieme ad altre sei persone: Salvatore Aresco, 29 anni; Christian Crucitti, 33; Nicolò Minardi, 32; Alfonso Sollano, 26; Antonino Montagno Bozzone, 32; Marianna Mandragona, 31. A Montagno Bozzone il provvedimento venne notificato nel penitenziario di Caltagirone dove era detenuto per altre vicende giudiziarie.

Processo iniziato

Il processo ha già avuto inizio, una parte degli indagati ha scelto di essere giudicata con il rito abbreviato, altri, invece, hanno optato per l’ordinario.

Le indagini

Le indagini ebbero inizio nel maggio del 2019 dopo una segnalazione su un vasto commercio di cocaina a Melilli, svelato, secondo la tesi della Procura distrettuale antimafia, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. Per i carabinieri, sarebbe stato Vinci a tenere le redini del gruppo con base a Melilli ma avrebbe avuto dei contatti diretti con i fornitori, individuati a Villasmundo, frazione di Melilli, ed a Belvedere, quartiere a nord di Siracusa.

I rimproveri

Capitava che Vinci, secondo i carabinieri, redarguisse i propri “dipendenti” quando non versavano in tempo
le somme di danaro ricavate dalla vendita o quando “tagliavano” male la cocaina dopo le lamentele dei clienti.

Le tecniche di spaccio

I militari avrebbero scoperto dei metodi curiosi per conservare la droga, tra cui le cassette della posta e le auto abbandonate. Inoltre, Vinci avrebbe insegnato agli spacciatori delle tecniche di taglio ed espedienti utili ad eludere i controlli da parte delle forze dell’ordine, come ad esempio quello di rispettare il codice della strada – obbligando i pusher all’uso del casco  quando erano alla guida di scooter  e nel caso di spostamenti in macchina  di sistemare la cocaina sfusa sul tappetino dell’auto, tenendo sempre a disposizione dell’acqua da versarvi sopra per scioglierla, anziché gettarla dal finestrino, se fermati.

 

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