Nel maggio del 2018 Vincenzo Annino, 26 anni, venne arrestato, insieme ad altre 10 persone, al termine dell’operazione antidroga dei carabinieri denominata Megara. Ha trascorso 9 mesi in carcere e fino a qualche giorno fa era ai domiciliari ma il giudice del tribunale di Siracusa, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Puccio Forestiere, ha rimesso in libertà il giovane, il cui processo, con il rito ordinario, si celebrerà il 26 giugno, al palazzo di giustizia di Siracusa.

L’inchiesta, coordinata dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, avrebbe fatto luce sulla presenza di due gruppi a Priolo, Comune della zona industriale del Siracusano, che sarebbero entrati in conflitto per la gestione del traffico di droga. L’indagine nacque nell’agosto del 2016 durante una visita di uno degli indagati, facente parte del gruppo dove ci sarebbe stato anche Vincenzo Annino, a Siracusa per l’acquisto, nella zona della Tonnara, di una partita di droga al prezzo di 5 mila euro.

La banda, però, avrebbe usato altri canali per rifornirsi di stupefacenti, in particolare  Torino e Roma. Il giro si sarebbe allargato fino alle porte di Siracusa, nel quartiere di Belvedere e poi a Città Giardino, a Melilli,  approfittando del vuoto di potere dei clan mafiosi del capoluogo. Ma i due gruppi, come svelato dai carabinieri, sarebbero entrati in conflitto ed in poco meno di due mesi si sono verificati due agguati, tra cui uno concluso con un omicidio ai danni di Alessio Boscarino, ammazzato a colpi d’arma da fuoco nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 2016 in via Tasso, a Priolo.

Per quest’ultimo delitto, c’è un processo a parte, ed in primo grado sono stati condannati all’ergastolo hristian De Simone, Roberto De Simone e Davide Greco ma le difese hanno chiesto ai giudici della Corte di Appello di Catania “la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale”, che, in sostanza, vorrebbe dire un nuovo processoIl collegio difensivo degli imputati, composto dagli avvocati Puccio Forestiere, Sebastiano Troia ed Antonio Zizzi, ritiene fondamentale un nuovo dibattimento, davanti alla Corte di Appello, per sentire la testimonianza di alcune persone, strettamente legate ad una delle figure chiave della vicenda, la madre della vittima, Rosa Boscarino, la testimone chiave dell’accusa.

 

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