Si terrà il 28 marzo l’udienza preliminare al palazzo di giustizia di Siracusa al termine della quale il gup del Tribunale di Siracusa accoglierà o meno la richiesta di rinvio a giudizio per Maidoum Djasem, 20 anni, originario della Tunisia, accusato di omicidio. La vittima è Mansour Aithem, 30enne, anch’egli tunisino, accoltellato nella notte tra il 6 ed il 7 giugno dello scorso anno, al culmine di una rissa che ha visto coinvolti altri stranieri.

La vicenda

L’indagato, difeso dall’avvocato Emiliano Bordone, avrebbe inflitto, stando a quanto emerso nelle indagini dei carabinieri e della polizia, alcuni fendenti al 30enne, deceduto, da quanto indicato nella relazione del medico legale, per shock emorragico.

La rissa tra stranieri

Per gli inquirenti, in quella drammatica notte vi sarebbe stato uno scontro tra due fazioni della comunità tunisina nella zona tra via Palestro e via Trieste: sarebbero state usate bottiglie di vetro, bastoni, sedie e altri oggetti contundenti ma il 20enne avrebbe avuto con se un coltello e con quello si sarebbe scagliato contro il rivale, ferito a morte. Nella tragica colluttazione a farne le spese sarebbero stati altri due stranieri che rimediarono ferite al capo ed alle mani ma, per fortuna, senza gravissime conseguenze.

Le indagini

Per ricostruire quanto accaduto, gli inquirenti, coordinati dai magistrati della Procura di Siracusa, setacciarono una vasta porzione di Pachino e grazie alle telecamere di sorveglianza della zona, in particolare quelle di alcune attività commerciali, sarebbero riusciti, innanzitutto a capire cosa fosse accaduto e poi ad identificare il presunto assassino, oltre agli altri partecipanti della rissa.

Bloccato a Ispica

Il 20enne non fu acciuffato subito, le ricerche si concentrarono anche nei Comuni vicini, infatti nei giorni successivi i carabinieri lo scovarono ad Ispica, nel Ragusano mentre stava passeggiando. Non appena vide i militari venire dalle sue parti, l’indagato avrebbe provato a scappare senza, però, fare molta strada. Con se avrebbe avuto alcune dosi di hashish, poi poste sotto sequestro dai carabinieri che, su disposizione della Procura di Siracusa, accompagnarono in carcere il presunto assassino.

 

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