Il lavoro c’è in Sicilia ma sono pochi quelli che sono in grado di afferrarlo. Sembra un paradosso, come tanti che contraddistinguono questa regione, ma le cose stanno proprio così, secondo l’analisi del presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni, che, nell’inchiesta legata all’occupazione nella striscia di approfondimento di BlogSicilia, Sulle strade di Siracusa, ha messo in evidenza ciò che imballa il motore: la scarsa formazione del personale.

Disoccupazione alta ma le imprese cercano personale

“La Sicilia vive un paradosso: siamo la regione con un alto tasso di disoccupazione giovanile ma al tempo stesso numerose imprese dell’isola sono in cerca di personale. C’è qualcosa che non funziona nel rapporto tra domanda ed offerta. Bisogna intervenire al più presto, perché significherebbe creare ricchezza, sviluppo ed occupazione in Sicilia” spiega Bongiovanni.

“Aiutare imprese nella formazione”

Per Confindustria, la ricetta è semplice: aiutare le imprese nella formazione della manodopera. “Il lavoro non ci crea con una norma – dice il presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni –  a questo ci pensano le imprese. Bisogna aiutarle, darle un sostegno, chiaro ed evidente, con tempi certi e veloci”

“D’altra parte, le aziende, al momento, provvedono alla formazione del personale, con costi importanti ma se fossero supportati dalle istituzioni si aprirebbe finalmente la valvola del lavoro con un effetto domino benefico per l’economia siciliana e naturalmente per l’occupazione. Nell’arco di sei mesi, al massimo un anno, riusciremmo ad inserire nel mondo del lavoro migliaia di lavoratori“.

Le aziende multinazionali saccheggiano la manodopera

Peraltro, le imprese siciliane sono sotto attacco delle grandi aziende del Nord e delle multinazionali che assorbono manodopera già formata nell’isola. “La nostra realtà viene considerata un bacino da cui attingere risorse formate -dice il presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni. Sono lavoratori che noi stessi, come impresa, abbiamo formato, sobbarcandoci i costi, per cui serve imprimere un cambio di rotta, attraverso un patto tra Stato, aziende e sindacati”.