E’ uno dei cold case italiani. Anzi all’italiana. E’la morte di Emanuele Scieri, il paracadutista siracusano trovato senza vita la notte del 13 agosto di diciassette anni fa all’interno della caserma ‘Gamerra’ di Pisa e a pochi metri da una torretta di asciugatura dei paracadute.

Ad oggi a magistratura non è stata in grado di accertare alcuna responsabilità pur riconoscendo che la morte di Emanuele Scieri sarebbe stata causata da presunti “ignoti”.

Il giovane siracusano, appena laureato in Giurisprudenza a Catania, era un militare di leva. Rientrò dalla libera uscita Emanuele Scieri, ma non risultò presente al contrappello sebbene fosse stato accertato il suo rientro in Caserma.

Il suo corpo venne ritrovato dopo tre giorni ai piedi di quella torretta in seguito a una presunta “accidentale” caduta risultata poi fatale da un’altezza di circa dieci metri.

Sulla vicenda è stata costituita nel 2015 una Commissione parlamentare d’inchiesta che proprio in questi giorni si trova a Pisa per effettuare ulteriori sopralluoghi nella caserma. Mentre risale a poche giorni dopo la morte la nascita dell’Associazione “Giustizia per Lele”, che da allora  continua a chiedere verità e giustizia, sollecitando e coinvolgendo l’opinione pubblica a non dimenticare la sua storia.

“La morte di Emanuele Scieri è colma all’orlo di incongruenze, omissioni, bugie e abusi – dice Carlo Garozzo, presidente dell’associazione – .Siamo certi che Emanuele Scieri , se soccorso in tempo, si sarebbe potuto salvare e con lui i suoi sogni.  Emanuele era un giovane che amava la vita, portava con sé saldi principi e valori ed era desideroso di vivere a tutto tondo, aveva aspettative, obiettivi, sogni”.

In una nota l’associazione ribadisce la propria volontà a volere andare avanti: “Se lo Stato – si legge –, a distanza di 17 anni, si ritrova a giudicare lo Stato, a giudicare se stesso  vuol dire che non ci sbagliamo, che è chiaro che qualcosa non torna, che realmente la vicenda di Emanuele Scieri è ancora avvolta da un mistero che deve poter essere finalmente svelato e le cui responsabilità devono essere finalmente accertate”.

Garozzo auspica che “quel muro di omertà, ancora oggi cosi solido, possa finalmente cadere giù, essere spazzato via e con esso tutte le omissioni e le menzogne. Pretendiamo Verità e Giustizia per Emanuele Scieri, per ridare dignità a un giovane ragazzo e alla sua famiglia, alla società tutta con la speranza che fatti come questo non si verifichino mai più all’interno di luoghi retti e vigilati dallo Stato. Lo Stato siamo noi o almeno vogliamo ancora credere che sia così”.