“Se non lo si è ancora compreso, se la crisi Lukoil non sarà risolta la prima a pagare le conseguenze sarà la Sicilia che resterà senza carburante”. E’ lo scenario prospettato da una fonte della zona industriale di Siracusa, per cui la vicenda Lukoil avrà degli effetti devastanti non solo sul Petrolchimico e sul suo indotto, concentrato soprattutto nel Siracusano, ma sull’intera Sicilia.

L’effetto sulla Sicilia della crisi Lukoil

Perché una larghissima fetta di carburante che si trova nei distributori di tutta l’isola, da Marsala fino a Ragusa, tanto per intenderci, proviene dai serbatoi delle raffinerie Isab Lukoil di Priolo di proprietà della Litasco, la società italo svizzera, con partecipazione russa, detentrice dello stabilimento.

Tir, mezzi pubblici e privati senza carburante

Quindi, la prospettiva, nei prossimi mesi, è che i tir, i mezzi pubblici e privati, rischiano di doversi fermare o procedere con molta oculatezza perché non ci sarà più una grossa disponibilità di benzina o diesel. La Lukoil, come ha fatto sapere nelle ore scorse la Uil Sicilia, sta mettendo da parte scorte di carburante che, naturalmente, non dureranno in eterno: stando ad una prima stima del sindacato, a gennaio dovrebbe esaurirsi, a meno che si trovi una soluzione.

Le soluzioni per Lukoil

Ce ne sono diverse in campo, la più agevole è quella dello sblocco del credito alla società, che, sebbene non oggetto di sanzione, dallo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia, non riceve più soldi dalla banche, preoccupate, a sua volta, di essere multate perché in affari con una azienda gravitante nell’orbita russa.

Ipotesi acquisizione da parte dello Stato

Le altre soluzioni sono più complicate, tra cui l’acquisizione da parte dello Stato, anche se in Germania, nei mesi scorsi, si è concretizzato l’assorbimento, per mano del Governo, di uno stabilimento russo ma è bene ricordare come nessuno sia ancora riuscito a spiegare i dettagli di questa operazione.

Si è raffreddata la vendita al fondo americano

L’altra opzione è la vendita ad un privato: nelle settimane scorse, i rappresentanti di un fondo americano avevano posato gli occhi sulle due raffinerie per una possibile compravendita ma stando a fonti industriali l’affare è ben lontano dal concretizzarsi.

L’embargo del 5 dicembre

Il tavolo al Mise, a Roma, convocato dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, per individuare una via di uscita si è concluso con una fumata nera: l’esponente del Governo Meloni ha dato un nuovo appuntamento a dicembre ma il 5 di questo mese scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio dalla Russia, l’unico al momento acquistato da Lukoil, per cui, se mancherà questo e se le banche non dovessero tornare a prestare soldi alla società, non ci sarà nulla da raffinare negli stabilimenti di Priolo e si andrà avanti fino a quando non si esauriranno le scorte.

Gli effetti sull’Italia

Ma non è solo un problema siciliano quello della Lukoil, visto che il prodotto trattato nel Petrolchimico siracusano rappresenta il 22 per cento del carburante usato in Italia. Insomma, un effetto domino di proporzioni devastanti.

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