Anzi gli è andata bene perché se gli mettono le bombe se ne scende tutto il palazzo. E se ancora ci fa seccare gli sparano per strada“.

E’ la confidenza fatta da uno dei 6 indagati, coinvolti nell’inchiesta sul caro estinto tra Siracusa e Sortino condotta dai carabinieri, ad un amico, estraneo nell’indagine, che, poi, l’ha svelata agli inquirenti.

Le pressioni su imprenditore di Siracusa

Le minacce, secondo quanto emerge nella ricostruzione dei magistrati della Dda di Catania, erano per il titolare di un’agenzia di pompe funebri di Siracusa che, dopo aver aperto una sede a Sortino, avrebbe subito pressioni, intimidazioni, tra cui l’esplosione di due colpi d’arma da fuoco contro l’attività a Siracusa, per mano di un esponente del clan Santa Panagia di Siracusa, a cui si sarebbe rivolto Innocenzio Pandolfo, sortinese, ritenuto esponente di spicco del clan Nardo di Lentini, tra gli arrestati.

Il mandante delle intimidazioni

Nella tesi dell’accusa, Pandolfo, avrebbe avuto tutto l’interesse perché l’agenzia funebre di Sortino, gestita da Antonino Inturrisi, anche lui tra gli arrestati, non avesse rivali.

L’interesse dell’esponente del clan Nardo

Le ragioni emergerebbero nelle dichiarazioni di un testimone, raccolte dai carabinieri della Compagnia di Augusta e del Nucleo investigativo di Siracusa. “Inturrisi si lamenta che non ha i soldi da dare a Pandolfo perché con la nuova ditta fa meno funerali”.

“L’esplosivo lo teneva per altri”

Sulla scorta di queste dichiarazioni, i militari di Siracusa ed i magistrati della Procura distrettuale antimafia hanno dedotto che Pandolfo avrebbe preso il pizzo dal commerciante di Sortino che, con un concorrente in più, avrebbe ridotto il suo volume di affari. E con meno soldi in mano, la percentuale per Pandolfo rischiava di essere più esigua.

Inoltre, in merito al ritrovamento di un esplosivo, nel novembre del 2020, per cui venne arrestato un uomo, lo stesso testimone ha riferito: “L’esplosivo trovato a …non era suo ma lo teneva per altri...”. Per i carabinieri, quell’ordigno avrebbe avuto come destinatario il titolare dell’agenzia di Siracusa, la cui denuncia è stata determinante per l’apertura delle indagini.

La paura del personale del cimitero di Sortino

Per impedire che l’imprenditore siracusano mettesse radici a Sortino, gli indagati avrebbero messo paura anche al personale del cimitero di Sortino.

Uno di questi, si sarebbe rifiutato di eseguire un lavoro, commissionato dal gestore delle pompe funebri di Siracusa. “Io certe volte sono qui al cimitero e non posso rischiare che qui vengono in 4 o in 5 a farmi danno, io già sono stato minacciato, mi hanno detto che con tutti posso mettermi a disposizione, tranne che con te”.

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