Le pressioni al commerciante di Avola perché cedesse al tentativo di estorsione sarebbero state enormi. Uno degli indagati gli avrebbe anche detto che il clan di Noto avrebbe evitato un tentativo di rapina ai danni del suo negozio.
Gli arrestati
E’ quanto emerge nell’inchiesta dei magistrati della Dda di Catania e dei carabinieri di Siracusa che ha portato all’arresto di Paolo Masuzzo, 60 anni, e Antonino Carbé, 47 anni, accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I soldi pretesi
Secondo la tesi degli inquirenti avrebbero speso il nome del clan Trigila di Noto per incassare una cospicua somma in denaro, tra i 25 ed i 30 mila euro. Durante una visita al commerciante, che dopo le minacce ha denunciato tutto ai carabinieri, il 47enne, residente ad Avola, gli avrebbe ricordato come la cosca, in una circostanza, lo avrebbe aiutato.
“Pinnintula ha evitato due rapine”
“Gli devi essere riconoscente perché l’anno scorso per ben due volte ha evitato che subissi delle rapine a mano armata da parte di esponenti mafiosi catanesi che ti avrebbero rovinato”. Per evitare che si spaventasse troppo, alla vittima sarebbe stato detto anche che quella somma “gliela avrebbe fatta poi recuperare”.
Il tentativo di estorsione nel 1995
Non è chiaro quanto ci fosse di vero nel racconto di quell’episodio ma per i magistrati della Dda di Catania ed i carabinieri di Siracusa sono la testimonianza della fondata minaccia ai danni del commerciante. Lo stesso esercente, molti anni fa subì un tentativo di estorsione da parte del clan Trigila che opera nella zona sud del Siracusano.
Era il 1995 ed in quell’anno la cosca, stando alle informative delle forze dell’ordine, avrebbe chiesto e preteso dalla vittima circa 50 milioni di lire. In linea, con i 25-30 mila euro avanzati dai due indagati, che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, celebratosi nelle ore scorse, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
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