La Corte di Appello di Catania ha confermato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado nei confronti di Antonino Aparo, indicato dalla Dda di Catania come il capo della cosca omonima che opera tra Floridia e Solarino, legata da una alleanza storica con i Santapaola di Catania.

L’arresto nell’operazione San Paolo

L’uomo era stato arrestato, insieme ad altre 21 persone nel luglio del 2020, al termine dell’operazione San Paolo su mafia, usura, estorsione e droga gestita dalla cosca Aparo. Secondo gli inquirenti, Antonino Aparo, in carcere, nel penitenziario di Opera, per scontare una lunga condanna avrebbe impartito ordini attraverso delle lettere mentre, sempre secondo l’accusa a reggere le redini della consorteria sarebbe stato Massimo Calafiore.

Le intercettazioni e le lettere dal carcere

Le indagini si sono servite delle intercettazioni telefoniche ed ambientali ma per il legale di Aparo, l’avvocato Antonino Campisi, “Aparo è stato tirato in ballo perché chiamato in causa indirettamente, senza essere a conoscenza di nulla e de relato da Massimo Calafiore . Per quanto riguarda le lettere oggetto di contestazione, fa presente che sono delle lettere inviate al proprio figlio il cui contenuto nulla a che fare con ordini, disposizioni e/o direttive da portare fuori dal carcere e fare avere al Sig. Calafiore Massimo e/o qualcun altro presunto reggente di un clan inesistente”.

Secondo quanto sostenuto dal legale, Aparo, uscito dal regime del 41 bis, quelle lettere avrebbero avuto altro contenuto e non delle direttive per gestire i traffici della cosca. “Nella lettera del 27 settembre del 2017, Aparo chiedeva  al figlio i beni di prima necessità che gli servivano” mentre in quella del 13 ottobre del 2017, “esprimeva tutta la sua felicità nell’aver avuto la possibilità di abbracciare suo figlio, oltre a chiedere  indumenti ed alcuni generi alimentari da spedirgli”.

Aparo si è dissociato dal passato

Lo stesso legale fa sapere che Aparo ha deciso di intraprendere un altro percorso, dissociandosi dal suo passato.

” Ha maturato una vera e propria rivisitazione critica del suo passato tale da portarlo nei primi mesi del 2020 a girare un film intitolato “Spes contra Spem” con altri ergastolani del carcere di Opera in collaborazione con il Direttore della suddetta struttura penitenziaria, con il Magistrato di Sorveglianza di Milano, con il comandante della polizia Penitenziaria, e con il patrocinio e assistenza dell’associazione Nessuno Tocchi Caino ed il Partito dei Radicali, e dopo aver atteso l’esito del Riesame, nel 2020, ha scritto una bellissima lettera aperta al sindaco in cui si dissocia dal suo passato, invitando i suoi concittadini a stare lontano di chi eventualmente millanti il suo nome ed esorta i giovani a stare lontano dalle cose illecite”.

Collabora con il Riformista

Dalle informazioni fornite dall’avvocato, Aparo “scrive articoli per il quotidiano il “Riformista” e dopo l’assoluzione in primo grado “ha donato un ricamo al Ministro della Giustizia Cartabia, durante una sua visita presso il carcere di Milano “Opera” dove sono stati incisi i nomi di tutte le donne che hanno partecipato all’assemblea costituente, ed infine, dopo un lungo lavoro, ha donato un ricamo, in cui sono raffigurati i giudici Falcone e Borsellino, alla
figlia di quest’ultimo Dott.ssa Fiammetta Borsellino, tramite Sergio D’Alia Presidente dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino”