Potrebbero essere determinanti, ai fini della sentenza, le dichiarazioni rese in aula, ai giudici della Corte di Assise di Siracusa, da un investigatore che ha partecipato all’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Catania su un gruppo di Avola, legato al clan Crapula, accusato di estorsioni, droga ed armi. Alla sbarra, nel processo Eclipse,  ci sono Paolo Zuppardo, Monica Campisi, Giuseppe Capozio Junior, Concetta Cavarra, Vincenzo Di Stefano, Paolo Liotta e Davide Nobile (difesi dagli avvocati Natale Vaccarisi, Antonino Campisi e Maria Caltabiano).

Il testimone è stato interrogato dal pm Alessandro Sorrentino in merito ai presunti traffici di sostanze stupefacenti. “Il 7 aprile del 2017 abbiamo tenuto sotto controllo una macchina, una Citroen C3 – ha raccontato il testimone nel corso dell’udienza –  ed una Daewoo. Abbiamo fermato la prima ma non trovammo nulla solo che ascoltando le loro conversazioni si congratularono tra loro perché l’avevano scampata”. Il testimone ha sostenuto che il gruppo avrebbe compiuto altre trasferte a Catania per comprare partite di droga da un fornitore di fiducia. “Abbiamo monitorato un’altra trasferta a Catania e con una triangolazione di dati, tra cui le celle del telefonino, le auto sotto controllo e le conversazioni, ne abbiamo compreso lo scopo. Abbiamo sentito – ha raccontato in aula il teste – Paolo Zuppardo contattare il suo fornitore, inoltre abbiamo agganciato la cella del cellulare in prossimità di Augusta, infine abbiamo risentito lo stesso Zuppardo parlare quando si trovava nella zona industriale di Catania”.

Zuppardo, è indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia uno dei capi del gruppo criminale vicino al clan mafioso Crapula di Avola ma deve rispondere di minacce aggravate nei confronti del sindaco di Avola, Luca Cannata, e del giornalista, Paolo Borrometi, che, nel corso delle udienze, sono stati già sentiti dal pm della Dda di Catania confermando di essere stati minacciati dal presunto boss di Avola.