Il giudice del Tribunale di Siracusa, Antonio Dami, ha emesso due condanne ed un’assoluzione al termine del processo di primo grado per la morte di una turista abruzzese, Maria Caterina Colantonio, 66 anni, rimasta gravemente ustionata dopo un’esplosione avvenuta in una casa vacanza, ad Avola, dove alloggiava insieme al marito.

La sentenza

Hanno rimediato sette mesi di reclusione, pena sospesa, i titolari dell’immobile, ricavato in vico Gioberti, nel centro storico della città, Maria Gallitto e Giovanni Alessi, difesi dagli avvocati Antonino Campisi e Giovanni Giuca, mentre è stato assolto perché il fatto non sussiste un tecnico, Sebastiano Ferlito, assistito dall’avvocato Natale Vaccarisi.

La vicenda

L’incidente, causato da una fuga di gas, si verificò nell’ottobre del 2016 ed a seguito delle ferite riportate la donna, originaria di Pescara, venne trasportata con l’elisoccorso in un ospedale di Palermo ma le ustioni sul corpo non le lasciarono scampo.

La vittima ed il marito erano arrivati ad Avola la settimana precedente all’esplosione ed insieme a loro c’era anche una coppia di amici con cui avrebbero voluto trascorrere una vacanza piacevole poi trasformatasi in tragedia.

La cena prima dell’esplosione

Le due coppie erano uscite per una passeggiata ad Avola ma poco dopo il rientro in casa avvenne l’esplosione. La 66enne ed il marito, rimasto ferito ma senza gravi conseguenze, erano al primo piano, gli altri due turisti alloggiavano al secondo piano della palazzina e per loro fortuna si salvarono.

Il processo

Il processo, per omicidio colposo, lesioni personali colpose e crollo di costruzione, si è aperto nel novembre del 2017 e si sono costituiti parte civile i parenti della vittima. I due titolari sono stati condannati al risarcimento delle parti civili, disponendo “in favore di Domenicoantonio Fusco la provvisionale immediatamente esecutiva di 150 mila euro” ed “in favore di Zaira Fusco  e Zuleika Fusco la provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro”.

“E’ stato escluso il nesso di causalità tra Sebastiano Ferlito e l’incidente, per cui si è riusciti a dimostrare l’estraneità del tecnico. Peraltro, il mio assistito, ed è ampiamente emerso nel processo, ha operato nell’anno 2007, ben lontano dai fatti” spiega l’avvocato Natale Vaccarisi.