Ha confessato di essere stato lui a sparare ad Andrea Pace, il 25enne avolese ucciso a colpi di pistola davanti alla porta di casa, in via Neghelli, ad Avola, nel giugno del 2019. Salvatore Caruso, 26 anni, imputato per omicidio insieme al fratello Corrado, 23 anni,  ha fornito ai giudici della Corte di Assise di Siracusa, la sua verità sul delitto, che sarebbe stato il drammatico epilogo di un screzio tra lui e la vittima, avvenuto nelle ore precedenti in un pub di Avola.

La ricostruzione dell’imputato

Anzi, secondo quanto riferito dal ventiseienne, difeso dall’avvocato Luca Ruaro, sarebbe stato Pace a provocare per poi promettergli una lezione. Una lite di difficile comprensione, visto che i rapporti tra i due sembravano essere buoni, peraltro, secondo i testimoni, Salvatore Caruso avrebbe pure assunto i panni del mediatore tra lo stesso Pace ed un’altra donna per le visite della figlia della coppia.

Lo screzio

Nel corso della serata, però, vi sarebbe state delle incomprensioni, poi sfociate in parole offensive, che avrebbero reso la situazione incandescente. Quelle minacce rivolte nel locale sarebbero state come un macigno per Salvatore Caruso, che si sarebbe sentito umiliato oltre che spaventato. Da qui l’idea di armarsi, con una pistola, una calibro 22, che era nella sua disponibilità, e poi recarsi da Pace solo per spaventarlo e dargli una lezione.

Il delitto

Caruso, insieme al fratello Corrado, quest’ultimo assistito dall’avvocato Marco Tringali, si è poi diretto verso la casa della vittima. Il ventiseienne, nel corso della sua testimonianza, ha scagionato il fratello, sostenendo che avrebbe provato a dissuaderlo a compiere azioni dimostrative, senza, però, riuscirci. L’imputato ha poi spiegato che avrebbe puntato l’arma contro Pace allo scopo di intimidirlo ma la vittima, stando al racconto della difesa, invece di arretrare e magari entrare in casa, sarebbe avanzata verso Caruso, che, in preda alla paura, ha premuto il grilletto.

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