Mentre a Siracusa sfila un corteo con oltre 2 mila partecipanti, è in corso al ministero dello Sviluppo economico a Roma un tavolo sulla vicenda Lukoil Isab, la raffineria di Priolo a rischio chiusura, in vista del 5 dicembre quando scatterà l’embargo al petrolio russo. Presenti all’incontro il ministro Adolfo Urso, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, l’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo, il dirigente generale Carmelo Frittitta e i rappresentanti delle sigle sindacali.
Il piano dei sindacati in 7 punti
I sindacati di Siracusa hanno definito un piano, composto da 7 punti, per il rilancio del Petrolchimico. Tra le priorità ci sono la riconversione industriale, un vasto intervento di bonifica dei siti dismessi ed il potenziamento della rete infrastrutturale. La parola d’ordine, indicata da Cisl e Cgil nel documento unitario che sarà consegnato al prefetto di Siracusa, è un processo di decarbonizzazione da finanziare con la Transizione ecologica. “È necessario, però, creare – dicono Cgil e Cisl – le condizioni per favorire azioni tese alla trasformazione dell’industria petrolchimica e chimica, con importanti e indispensabili investimenti sui processi di ‘decarbonizzazione’; nuovi investimenti e nuove imprese del settore da fonti rinnovabili possono rappresentare una grande opportunità climate neutral per il Polo e per il sistema economico regionale”.
Garantire l’occupazione
“L’obiettivo è un piano di transizione – dicono i sindacati- energetica che confermi la vocazione produttiva e industriale del Polo e garantisca l’impiego dei lavoratori coinvolti. L’evoluzione degli scenari globali, resi più complessi dalla crisi pandemica prodotta dal coronavirus, dalla guerra in Ucraina con il conseguente embargo che mette a rischio le attività di Isab Lukoil e, in ultimo, con la pesante inchiesta della magistratura che ha portato al sequestro del depuratore consortile Ias e dell’impianto della Priolo Servizi, rischiano di bloccare le attività industriali del siracusano con effetti devastanti dal punto di vista sociale ed economico per tutto il territorio”.
Confindustria: “Zona industriale perde attrattività”
“È una mobilitazione che ha delle motivazioni importanti e profonde che mai nella storia industriale di questa nostra provincia si sono verificate quindi bisogna mettere in campo strumenti adeguati”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, che ha partecipato alla protesta a Siracusa per salvare il Petrolchimico di Siracusa: “Noi anche se non siamo preparati a scendere in piazza – aggiunge Bivona – dobbiamo condividere questa mobilitazione. È importante che finalmente si apra un tavolo tecnico che prende in esame una delle tematiche relative alla nostra area industriale azioni che si possono aprire altre situazioni che soffriamo da anni che riguardano tutto il polo industriale con le sue infrastrutture che sono state abbandonate”. Il presidente di Confindustria Siracusa denuncia la perdita di attrazione della zona industriale ed invita il governo nazionale a creare nuove condizioni. “Eravamo la provincia – sostiene – che è riuscita ad attrarre società multinazionali arrivate da ogni parte del mondo ma non riusciamo più ad essere attrattivi. Dobbiamo tornare ad essere nuovamente competitivi grazie ad un know how frutto di sessant’anni di industrializzazione. Stiamo soffrendo, per cui chiediamo che il governo nazionale e regionale prendano coscienza che bisogna supportare un asset strategico per l’intero paese”.
L’arcivescovo: “Territorio già martoriato”
“La preoccupante situazione geopolitica con le conseguenze economiche che produce rischia, come sempre, di causare i danni maggiori a carico dei soggetti più deboli”. Sono le parole dell’arcivescovo di Siracusa, Francesco Lomanto, che ha espresso la sua vicinanza alla protesta dei lavoratori del Petrolchimico di Siracusa. Il messaggio dell’alto prelato è stato letto ai manifestanti che hanno concluso il corteo in piazza Archimede, davanti alla sede della prefettura in attesa di conoscere notizie sull’incontro al Mise, a Roma. “Il nostro territorio, già gravemente sofferente – si legge nella lettera dell’arcivescovo di Siracusa – per le piaghe della disoccupazione e della precarietà del lavoro, dell’inquinamento e della carenza di infrastrutture vede profilarsi il pericolo di subire ulteriori irreparabili ferite lasciando migliaia di famiglie e di lavoratori privi di ogni sussistenza”. L’arcivescovo ha lanciato un appello all’unità: “Oggi, come non mai, è il tempo – ha scritto Lomanto – dell’unità verso la comune meta della pace, dell’unione tra i popoli, della ricerca e della costruzione del bene comune. Cristo, divino operaio, benedica e sostenga gli sforzi di quanti si stanno impegnando per la pace e per la tutela dei più piccoli e poveri”.
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