- Niente soldi dal Recovery fund
- Il porto è l’approdo delle petroliere
- A rischio le opere di bonifica
E’ il porto più importante del Mediterraneo ma non c’è un centesimo nel Recovery fund, il piano economico europeo destinato a riaccendere i motori dell’economia italiana.
Porto strategico
Eppure, il porto di Augusta, che accoglie le navi per il carico e scarico del greggio del polo petrolchimico di Siracusa, il secondo in Europa, rischia di rimanere a secco, come denunciato questa volta dalla Uil e dalla Cgil, che chiedono un confronto con classe politica per far transitare quel fiume di denaro anche ad Augusta. Ma attorno al porto ci sono gli interventi di bonifica, che muovono milioni di euro e dunque, investimenti e lavoro.
Territorio escluso
“Il Recovery Plan nazionale non comprende il progetto di valorizzazione del Porto di Augusta, malgrado il suo evidente ruolo strategico nel Mediterraneo e la fame di infrastrutture di questa terra” spiega Luisella Lionti, commissaria della Uil di Siracusa-Ragusa-Gela e segretaria organizzativa della Uil Sicilia, che ha preso parte al tavolo tecnico organizzato dal Comune di Augusta per discutere sul mancato inserimento del Porto di Augusta nel cosiddetto “Recovery Plan” o “Piano nazionale di Resistenza e Resilienza Next Generation Italia”.
“Il potenziamento di questo porto interessa non solo la raffinazione ma l’intera filiera logistica per lo sviluppo della nostra regione. È necessario, però, distinguere i progetti legati al potenziamento del porto con quelli dell’eventuale bonifica, che hanno criticità di altro tipo” aggiunge la sindacalista della Uil.
Lo scenario
Apocalittico è lo scenario intravisto dal segretario provinciale della Cgil Siracusa, Roberto Alosi. “Sparito dal radar della proposta nazionale di progettualità di ripresa, il porto di Augusta – dice Alosi – rischia di andare incontro ad una sorte di tempesta perfetta per la sovrapposizione fra la fragilità del proprio progetto di rilancio in chiave Hub, l’emergenza lavoro, il disaccordo Governo-Regione e il mancato coinvolgimento del territorio in tutte le sue articolazioni sociali, istituzionali, e imprenditoriali”.
La proposta è di creare “una cabina di regia corale in grado di sostenere con forza la vocazione commerciale al Porto di Augusta e a ricentralizzare a livello nazionale l’attenzione sulla rilevanza geo- strategica del Porto”.
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