E’ di due giorni fa la notizia del sequestro, da parte dei carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale di 26 opere d’arte esposte nel Convitto delle Arti Noto Museum, a Noto, nel Siracusano. Sono state giudicate dai militari falsamente attribuite ad artisti di fama internazionale.

Le indagini, coordinate dalla procura di Siracusa, sono scattate dopo la denuncia del presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico sull’esposizione di quattro opere attribuite a Giorgio de Chirico e sconosciute alla Fondazione: “Il Trovatore, 1952”, “Studio neoclassico, 1950”, “Il Trovatore, 1952”, “Il Grande metafisico”.

La procura ha nominato un tecnico che ha confermato la falsità delle opere e rilevato dubbi su altre 22 opere esposte alla mostra.

Il gup del Tribunale di Siracusa ha emesso un decreto di sequestro preventivo per le opere a firma Giorgio de Chirico.

Sicilia Musei, società organizzatrice della mostra, replica alle accuse con una lunga nota che riportiamo di seguito:

“In relazione ai dubbi sulla autenticità di alcune opere su oltre 100 esposte nella mostra “L’impossibile è Noto”, mostra curata da Giancarlo Carpi e Giuseppe Stagnitta, prodotta da Sicilia Musei ed in relazione alla necessità della Procura del Tribunale di Siracusa di effettuare le necessarie verifiche si dettagliano informazioni sulle opere sequestrate. La mostra è aperta e visitabile, tutti i giorni dalle 10 alle 20.

Paradossale il sequestro, per dubbia autenticità, dell’opera Hier der Bestellte Wagen del 1935 di Paul Klee, registrata con il numero di archivio (catalogo ragionato 6857) ed esposta sei mesi fa al Mudec di Milano in una monografia su Klee realizzata con il Zentrum Paul Klee di Berna.

Il nucleo di opere futuriste sequestrate e parte delle quali senza rilievo fotografico e senza richiesta di documentazione specifica si compone di lavori autenticati dagli archivi deputati: Elena Gigli per Giacomo Balla, Maurizio Scudiero per Fortunato Depero, Alberto Dambruoso per Umberto Boccioni, Fondazione Russolo – Pratella di Varese per Luigi Russolo, Massimo Carrà per Carlo Carrà.

Inoltre alcune di queste opere sono ben note fin dai primi anni ‘80 ed esposte piu’ volte in Musei Nazionali, quali Palazzo delle Esposizioni di Roma, Accademia di Francia, Palazzo Reale di Napoli, e in mostre curate dai piu’ autorevoli storici del futurismo di sempre (Maurizio Calvesi, Enrico Crispolti, Maurizio Fagiolo dell’Arco e dai rispettivi specialisti e Giovanni Lista). Il nucleo di opere futuriste è stato esposto in Musei stranieri, con il parere rilasciato dalle Sovrintendenze per l’esportazione temporanea, quali: il Kunst Forum di Berlino, il Palau della Verina di Barcellona, Museo Emma di Helsinki, Lo Sprenger Museum di Hannover.

Così come – prosegue la nota – l’opera di Miro’, anno 1930 che presenta il timbro della galleria Adom e autentica di Jaques Dupin. In mostra presenti anche altre tre opere di Mirò (tempere su carta), provenienti da una collezione privata siciliana e nelle cui didascalie erano evidenziate (attribuito). Il disegno di Pablo Picasso è stato riprodotto nella monografia Pablo Picasso works on paper edita dalla Thomas Gibson Fine Art di Londra nel 1982 e possiede certificato di autenticità. Per non parlare di uno dei Kandisky sequestrati, acquistato ad un asta pubblica da Christie’s e noto a Vivian Endicott Barnett ed esposto nella monografia su Kandinsky al Museo Archeologico Regionale di Aosta nel 2012. Inoltre in mostra presenti due Kandinsky, di una prestigiosa collezione privata, Paesaggio 1911 e Astratto 1920 (nella didascalia attribuito) ereditati e già sottoposti a richiesta di autentica a Kandinsky experts, 33 West 19th street, 4th floor New York, NY 10011.

Quanto ai due disegni di Max Jacobs sono stati esposti e pubblicati in catalogo nella monografia degli anni 1979.

Per quanto riguarda le quattro opere di De Chirico esposte, posto che sono tutte firmate ed una reca nel retro una dedica autografa dell’artista e timbro della galleria Borganzi 1988, in via cautelare sono state esposte con la dicitura attribuito. Sul tema delle autenticità delle opere, si è espresso in modo chiaro anche il Tribunale di Roma con la sentenza nr. 13461 del 26.06.2019.

Alla luce di quanto detto – si legge ancora nella nota – rileviamo il grave danno prodotto dai titoli di alcuni media che hanno riportato la dicitura “sequestrate a noto 26 opere false”. Inesattezze che hanno prodotto danni di immagine devastanti ed una pessima informazione all’utenza. A tale proposito Sicilia Musei ed i curatori sono disponibili a fornire su richiesta tutta la documentazione. Le opere sono state sequestrate senza gli approfondimenti necessari basandosi su un teorema di reati commessi totalmente inesistenti.

Sicilia Musei ed i curatori, – conclude la nota – si sono messi a disposizione dell’autorità giudiziaria per fornire la più ampia e precisa collaborazione al fine di chiarire e dimostrare i complessi equivoci della vicenda. Sarà curioso, visto l’accanimento , verificare le fonti che hanno ispirato questa azione colpendo una realtà che ha prodotto oltre 21 mostre in Sicilia senza ottenere mai un contributo pubblico ma stornando addirittura una commissione sulla biglietteria“.

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