A raccontare come si scoprì che nella cassaforte dell’ex comandante della Polizia municipale di Pachino c’erano soldi è stato l’allora vicecomandante, Francesco Lucifora.

Il processo

E lo ha fatto al palazzo di giustizia di Siracusa nel corso dell’udienza del processo che vede alla sbarra Nicola Campo, ex capo della Polizia municipale di Pachino, difeso dagli avvocati Giuseppe Gurrieri e Silvestre Costanzo,  Aldo Corindia, ispettore dei vigili urbani e l’imprenditore Luigi Angotti, assistito dall’avvocato Natale Vaccarisi, che, a vario titolo, devono rispondere di peculato, abuso d’ufficio e favoreggiamento.

La vicenda

Al centro della vicenda ci sarebbe una grossa somma, circa 123 mila euro, il provento delle contravvenzioni per le violazioni al codice della strada, di cui, secondo la tesi della Procura di Siracusa e dei carabinieri, si sarebbe appropriato l’ex comandante di Pachino. Gli inquirenti sono certi che l’imputato, difeso dagli avvocati Silvestre Costanzo e Giuseppe Gurrieri, sarebbe entrato in possesso di quella somma non in una sola volta ma compiendo vari prelievi: “53.400 nel 2014; 39.060 nel 2015; 65.706,90 nel 2016; 1750 nel 2017”.

La testimonianza

Il teste, Francesco Lucifora, ha risposto alle domande del pm della Procura di Siracusa, Marco Dragonetti, che gli ha chiesto di raccontare le modalità con cui si venne nel 2017 a sapere dell’esistenza di una cospicua somma di denaro, conservata nella cassaforte ricavata nella stanza dell’allora comandante Campo.

Il quadro spostato

Il testimone ha spiegato che la cassaforte era nascosta da un quadro e quando entrò in quella stanza si accorse che la tela non si trovava al suo posto ma appoggiata sulla stampante. A quel punto, Lucifora, come emerso nella sua deposizione in Tribunale, avvertì i carabinieri e poi venne convocato Campo, l’unico che avrebbe potuto aprire la cassaforte in quanto solo lui “conosceva la combinazione”.

Armi e denaro

L’allora vicecomandante Lucifora, poi promosso a capo della Polizia municipale dopo la conclusione dell’incarico per Campo, ha detto che quando la cassaforte venne aperta, oltre alle armi, munizioni e delle manette,  saltarono fuori dei soldi.  “Campo disse qualcosa ma non ricordo cosa” ha specificato il testimone.

I soldi del conto corrente del Comune di Pachino

Quelle somme, secondo la ricostruzione dei magistrati di Siracusa, li avrebbe prelevate da un conto corrente intestato al Comune di Pachino-Comando di Polizia municipale, di cui l’ex comandante della Polizia municipale di Pachino avrebbe avuto accesso. La Procura di Siracusa aprì un’inchiesta all’inizio del 2017, a seguito di alcune segnalazioni in merito a strani movimenti di denaro.

L’acquisto di una motoape

Nella sua testimonianza, l’allora vicecomandante ha anche raccontato di un episodio in cui emergerebbe la disponibilità di denaro dell’ex capo della Polizia municipale di Pachino. Nel luglio del 2015, sarebbe stato impiegato denaro, circa 1000 euro, per l’acquisto di una motape.  A fornire l’assegno per poi essere cambiato ed affidato al proprietario del mezzo sarebbe stato proprio Campo dal racconto del testimone.

Gli altri imputati, secondo gli inquirenti, sarebbero stati a conoscenza delle condotte del comandante ma nell’inchiesta è finita un’altra persona, un imprenditore nisseno, che ha patteggiato la pena. Il Comune di Pachino si è costituito parte civile nel processo ed è rappresentato dall’avvocato Sofia Amoddio.