Il processo
La vicenda
La testimonianza
Il teste, Francesco Lucifora, ha risposto alle domande del pm della Procura di Siracusa, Marco Dragonetti, che gli ha chiesto di raccontare le modalità con cui si venne nel 2017 a sapere dell’esistenza di una cospicua somma di denaro, conservata nella cassaforte ricavata nella stanza dell’allora comandante Campo.
Il quadro spostato
Il testimone ha spiegato che la cassaforte era nascosta da un quadro e quando entrò in quella stanza si accorse che la tela non si trovava al suo posto ma appoggiata sulla stampante. A quel punto, Lucifora, come emerso nella sua deposizione in Tribunale, avvertì i carabinieri e poi venne convocato Campo, l’unico che avrebbe potuto aprire la cassaforte in quanto solo lui “conosceva la combinazione”.
Armi e denaro
L’allora vicecomandante Lucifora, poi promosso a capo della Polizia municipale dopo la conclusione dell’incarico per Campo, ha detto che quando la cassaforte venne aperta, oltre alle armi, munizioni e delle manette, saltarono fuori dei soldi. “Campo disse qualcosa ma non ricordo cosa” ha specificato il testimone.
I soldi del conto corrente del Comune di Pachino
Quelle somme, secondo la ricostruzione dei magistrati di Siracusa, li avrebbe prelevate da un conto corrente intestato al Comune di Pachino-Comando di Polizia municipale, di cui l’ex comandante della Polizia municipale di Pachino avrebbe avuto accesso. La Procura di Siracusa aprì un’inchiesta all’inizio del 2017, a seguito di alcune segnalazioni in merito a strani movimenti di denaro.
L’acquisto di una motoape
Nella sua testimonianza, l’allora vicecomandante ha anche raccontato di un episodio in cui emergerebbe la disponibilità di denaro dell’ex capo della Polizia municipale di Pachino. Nel luglio del 2015, sarebbe stato impiegato denaro, circa 1000 euro, per l’acquisto di una motape. A fornire l’assegno per poi essere cambiato ed affidato al proprietario del mezzo sarebbe stato proprio Campo dal racconto del testimone.
Gli altri imputati, secondo gli inquirenti, sarebbero stati a conoscenza delle condotte del comandante ma nell’inchiesta è finita un’altra persona, un imprenditore nisseno, che ha patteggiato la pena. Il Comune di Pachino si è costituito parte civile nel processo ed è rappresentato dall’avvocato Sofia Amoddio.
Commenta con Facebook