Il tribunale di Siracusa ha condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione per spaccio di droga Vincenzo Scalzo, siracusano. L’imputato, difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, era rimasto coinvolto in un commercio di stupefacenti nel 2016, da cui ne è scaturito un procedimento giudiziario che si è concluso con la sentenza di primo grado. Scalzo, però, è un personaggio molto noto, indicato dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania come un un esponente di primo piano della cosca denominata Borgata, collegata al clan egemone, Bottaro-Attanasio. Era stato arrestato  insieme ad altre 8 persone nel dicembre del 2016, al termine dell’operazione Borgata su droga ed estorsioni conclusa dagli agenti della Squadra mobile. In corso c’è il processo, in Corte di Assise, con il rito ordinario.

Al vertice, secondo la ricostruzione dei poliziotti, ci sarebbe stato il  pentito, Giuseppe Curcio, che, dalla sua cella, avrebbe approfittato dei colloqui con i familiari per dare le sue indicazioni. Che avrebbe dato con i pizzini, come ipotizzato dai magistrati  della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Tra gli indagati c’era anche Luigi Cavarra, molto vicino al clan Bottaro-Attanasio, che, dopo aver deciso di diventare un collaboratore di giustizia, è deceduto a causa di una malattia. Cavarra, prima di morire, ha anche svelato che, dopo il pentimento di Giuseppe Curcio, le redini del gruppo della Borgata sarebbero state tenute da Giuseppe Guarino che, a suo parere, avrebbe anche tentato di far avvicinare al sodalizio un pezzo da Novanta di Cosa Nostra come Nunzio Salafia, il reggente della cosca Aparo di Solarino, morto il 7 luglio del 2016 dopo una malattia.

In alcune udienze sul processo Borgata, sono stati sentiti pentiti ed inquirenti: un poliziotto, nel corso della sua testimonianza, ha svelato le strategie del gruppo. “Curcio si avvaleva di Vincenzo Scalzo – ha raccontato in aula il poliziotto – ma non soddisfatto si sarebbe rivolto poi a Massimo Schiavone. Non essendo contento del suo lavoro, aveva deciso di cambiare ancora, rivolgendosi ad Alessio Toromosca, che all’epoca era un minorenne, e ad Attilio Scattamaglia. In ultimo, si è rivolto per la reggenza a Danilo Greco”.