Si è concluso con 27 condanne il processo in primo grado, con il rito abbreviato, davanti al gup di Catania, su un vorticoso traffico di droga a Siracusa.

Il blitz dei carabinieri

Gli imputati finirono nel marzo del 2021 nell’operazione Algeri dei carabinieri di Siracusa per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo la tesi dei militari e dei magistrati della Procura distrettuale di Catania, il gruppo aveva realizzato dei fortini, ricavati nelle palazzine popolari di via Algeri, a nord di Siracusa, sbarrando con dei cancelli alcune parti di edifici mentre in cima agli stabili c’erano le vedette per controllare chi entrava ed usciva dalla piazza dello spaccio.

Le condanne

Maximiliano Genova, 20 anni; Alessio Visicale e Corrado Greco, 8 anni ciascuno; Antonio Aggraziato, 8 anni;  Mario Cacciatore, 14 anni; Erminia Puglisi, 17 anni e 6 mesi; Francesca Alì; 10 anni; Giovanni Linares e Massimo Linares, 10 anni ed 8 mesi ciascuno; Gabriele Cacciatore, 6 anni; Alessio Cappuccio, 10 anni; Carmelo Fortezza, Danilo Fortezza, Decio Massimiliano Notturno, Dario Piazzese e Gaetano Scariolo 10 anni e mesi otto di reclusione ciascuno; Concetta Puglisi, 8 anni e 10 mesi; Umberto Torricellini, 12 anni; Tullio Caia, 7 anni; Davide Cassia, 7 anni e 6 mesi; Lorenzo Cortese e Gaetano Gisana 5 anni  ciascuno; Alfredo Gugliotta, 7 anni e 6 mesi; Damiano Mollica, 5 anni;  Jennifer Sano, 3 anni e 4 mesi; Paride Quattrocchi, 3 anni e 4 mesi; Domenico Agati, 5 anni.

I capi

Secondo gli inquirenti, il ruolo più importante nella banda lo avrebbe avuto Maximiliano Genova, difeso dall’avvocato Junio Celesti ma un certo peso lo avrebbero avuto anche tre famiglie. Il denaro accumulato con la vendita di cocaina, hashish, crack, e marijuana sarebbe stato in parte utilizzato per nuovi approvvigionamenti e per pagare gli stipendi dei corrieri, staffette e spacciatori al dettaglio.

Spaccio nelle palazzine

Lo spaccio sarebbe avvenuto all’interno dei portoni e negli androni interni alle scale delle case popolari, con gli accessi protetti da cancelli costruiti abusivamente dagli spacciatori, così da impedire o ritardare irruzioni da parte delle forze dell’ordine. La capacità intimidatrice del gruppo sarebbe stata tale da imporsi anche sugli altri residenti nelle palazzine che non erano in possesso delle chiavi dei cancelli abusivi e sarebbero stati così costretti, per entrare ed uscire, a chiedere il permesso alle sentinelle armate che, a turno, avrebbero presidiato il territorio ininterrottamente per l’intero arco delle 24 ore.

 

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