• I carabinieri hanno sequestrato i libri contabili del gruppo di via Algeri
  • La banda li aveva nascosti in una lavatrice, pronti a distruggerli
  • Oggi inizieranno i primi interrogatori degli indagati

I carabinieri di Siracusa hanno rinvenuto in una lavatrice i libri contabili del gruppo di via Algeri, finito all’alba di ieri nella retata dei militari che hanno eseguito 31 misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Libri in lavatrice

“Nel corso della perquisizione gli indagati hanno provato a gettare la documentazione economica nella lavatrice – spiega il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Siracusa, Simone Clemente – allo scopo di distruggere ogni traccia. Sapendo che ci avrebbero provato, i carabinieri, prima di entrare nelle case degli indagati, hanno provveduto ad interrompere l’erogazione dell’energia elettrica. Gli uffici del gruppo erano ricavati negli appartamenti dei nuclei familiari coinvolti nell’inchiesta.

Le segnalazioni dei residenti

Una spinta alle indagini l’hanno data i residenti delle palazzine di via Algeri, estranei all’indagine. “E’ stata importante – dice il maggiore Clemente – la collaborazione dei residenti della zona di via Algeri perché nel corso delle indagini abbiamo ascoltato le loro doglianze in quanto si sentivano segregati per via dei cancelli sistemati nelle aree condominiali. I vigili del fuoco hanno rimosso questi fortini controllati dal gruppo e la loro”.

Spaccio H24

Le indagini, coordinate dai magistrati della Dda di Catania, hanno permesso di accertare che la zona era costantemente presidiata, giorno e notte, da spacciatori e vedette ed era organizzata con più turni di lavoro, una vera e propria “centrale” dello spaccio aperta 24 ore su 24.  I singoli pusher si recavano, per l’organizzazione e la rendicontazione dello spaccio, in alcuni locali, denominati dagli indagati ufficio” e magazzino”. Il primo era il luogo dove avvenivano le riunioni del gruppo e la ricezione dello stupefacente da parte dei fornitori, dove si effettuava la cottura della cocaina, dalla quale veniva ricavato il crack, e presso cui si procedeva al confezionamento della sostanza ed alla distribuzione delle dosi agli spacciatori incaricati della vendita al dettaglio. L’ufficio si trovava nelle abitazioni delle famiglie Cacciatore e Linares, che si sono avvicendate nella gestione.

Gli interrogatori

Nella giornata di oggi, cominceranno i primi interrogatori degli indagati ma secondo i carabinieri al vertice del gruppo ci sarebbe Maximiliano Genova, catturato a Malta dove si era rifugiato, ed tre nuclei familiari.