• Assolto un militare in pensione accusato di abusi sessuali ai danni di una ragazzina
  • Il Tribunale ha giudicato inattendibili le dichiarazioni della giovane
  • Avrebbe voluto che la madre si lasciasse con l’imputato

Il Tribunale di Siracusa ha assolto Domenico Zanti, un militare in pensione, che era finito sotto processo con l’accusa di violenza sessuale. I fatti si riferiscono agli anni tra il 2013 ed il 2014, periodo in cui al palazzo di giustizia di Siracusa fu presentata una denuncia per degli abusi commessi dall’imputato, difeso dall’avvocato Sebastiano Troia, nei confronti di una ragazzina, all’epoca una tredicenne.

La testimonianza

La minore avrebbe svelato di essere finita nel mirino del militare, in quel periodo compagno della madre, e nella sua ricostruzione avrebbe affermato che le violenze sarebbero avvenute nella loro casa. Quei presunti abusi si sarebbero consumati, come raccontato dalla testimone, quando la convivente dell’uomo era al lavoro, in una struttura per anziani.

Accuse infondate

Ne è nato un processo ma nel corso del procedimento, come sostenuto dalla difesa del militare, la consulente del Tribunale ha giudicato non veritiere le dichiarazioni della ragazzina agli inquirenti. A quanto pare, la giovane, soffrendo per il litigi della coppia, avrebbe inventato quelle violenze per facilitare la rottura della relazione.

Carabiniere condannato

In un altro procedimento giudiziario, per abusi sessuali, i giudici del Tribunale di Siracusa hanno condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione un carabiniere, 56 anni, in servizio al comando provinciale di Siracusa. Le violenze ai danni del nipote, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, che nella requisitoria aveva sollecitato quella stessa pena, sarebbero avvenuti nel 2009 nell’abitazione del militare, sposato con la sorella della madre del ragazzo.

La denuncia

In quel periodo, la vittima era minorenne ma il procedimento giudiziario è iniziato nel 2013 dopo una denuncia. Nel corso della sua testimonianza, il nipote ha spiegato che lo zio gli avrebbe fatto vedere dei filmati pornografici poi rintracciati dagli investigatori dopo gli accertamenti sui supporti telematici del carabiniere. L’imputato ha sempre negato le accuse ed i suoi difensori hanno annunciato ricorso in Appello.

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